domenica 1 luglio 2012

Dolore e sofferenza

Analizzando il tema dell'eutanasia sono andata in contro a una differenza fondamentale tra dolore inteso come sofferenza e dolore che ha a che fare con la sfera fisiologica. Entrambi si possono chiamare dolori, ma hanno dei significai totalmente diversi; mentre il primo sembra essere contrario alla dignità della persona, il secondo invece appare come un dolore positivo che potrebbe portare l'individuo a una sorta di compensazione. Quindi mi chiedo il vitalismo medico fino a che punto può essere accettato? La vita è buona fintanto che offre cose positive e poi quando si precipita nella condizione infernale non è più possibile parlare di vita buona...

4 commenti:

  1. Credo che ogni caso deve essere valutato a parte, tenendo conto delle varie circostanze. Se da una parte la medicina ha lo scopo di tenere il più lontano possibile la morte, bisogna considerare d’altra parte fino a che punto in effetti la morte sia davvero il male peggiore.
    Cito le ultime parole di un articolo letto su un sito:< lo stato vegetativo è un dramma collettivo in quanto chi ne è affetto è “condannato a non morire” mentre i famigliari sono “condannati a non vivere”.>
    La domanda è: qual’ è il minore tra questi mali?

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  2. Ai tempi del liceo, feci un tema riguardo l'eutanasia riguardo il caso di Eluana Englaro...
    L'unica in classe mia, ad essere d'accordo riguardo il fatidico "staccare la spina"... Sì, io sono d'accordo!! Sono d'accordo, sia da un punto di vista umano, sia da un punto di vista medico-scientifico... Non potrei sopportare vedere un mio parente attaccato ad una macchina: non è uccidere! lo stato vegetativo non è vita!
    Condivido pienamente la frase pubblicata da Lara: lo stato vegetativo è un dramma collettivo in quanto chi ne è affetto è “condannato a non morire” mentre i famigliari sono “condannati a non vivere” ... Non esiste, purtroppo un male minore, anzi, esiste un solo tragico male: staccare la spina!!

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  3. Quindi alla domanda, riguardo, il vitalismo medico fino a che punto può essere accettato, rispondo che deve essere accettato fino al punto in cui è possibile fare qualcosa per un paziente, altrimenti poi non può essere più accettato... Non può più essere accettato dal momento in cui una persona è attaccata ad una macchina in uno stato vegetativo permanente, e non c'è più nulla da fare, se non continuare a soffrire... Completamente no all'accanimento terapeutico!!

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  4. "Non si può parlare più di vita buona , quando si precipita nella condizione infernale", perchè...vita è anche sofferenza ma non è solo quella!Nel momento in cui perdi la tua autonomia, la tua libertà, le tue abitudini...non si può parlare più di vera vita!Quando si arriva in questa situazione fatta solo di sofferenza perchè continuare a mantenere un corpo in vita che non è più tuo...che non ti appartiene più perchè non lo puoi più controllare??!Solo perchè il vitalismo medico vuole mantenere" pulita" la coscienza del dottore che non può rinunciare a lasciare immediatamente spazio alla morte del corpo del suo paziente in condizioni per lo più pietose??!

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