giovedì 31 maggio 2012

CONTIAMO I FOCOLAI O LE VERE FAMIGLIE?

LA NUOVA FAMIGLIA, LE COPPIE DI FATTO E LA PROCREAZIONE
Il concetto di famiglia negli anni sta assumendo un accezione molto diversa da quella che comunemente siamo abituati a conoscere. Più che il concetto di famiglia, stanno cambiando le figure che fino a poco tempo fa ne caratterizzavano una a tutti gli effetti! Io, ragazza di paese, se penso alla famiglia penso ad un papà e ad una mamma e a dei figli nati dalla loro unione. Ma mi rendo conto che una mia coetanea, cresciuta invece in una grande metropoli potrebbe già ora cominciare a considerare famiglia altre forme, diverse da quella tradizionale: le famiglie allargate, che a dire il vero ormai sono una realtà piuttosto diffusa ovunque (e non solo in grandi metropoli), le famiglie con 2 papà e le famiglie con 2 mamme. Si finisce insomma per considerare famiglia tutto ciò che convive sotto lo stesso tetto, attorno allo stesso focolaio, come nel Medioevo! E di conseguenza si finisce per pretendere di dare a questi "pseudo" nuclei familiari pari diritti dei nuclei familiari convenzionali! Premettendo che non sono per niente contraria alle unioni di fatto o comunque alla libertà sessuale, devo ammettere di avere i miei seri dubbi su quanto possano essere considerate a tutti gli effetti una famiglia! Più che altro per le conseguenze. Prendiamo per esempio una coppia di omosessuali sposati che rivendicano il loro diritto di diventare genitori! E' del tutto comprensibile che una coppia che si ama desideri un figlio, ma quanto può essere comprensibile per un loro ipotetico futuro figlio crescere in un nucleo familiare "diverso" da quelli presenti nella società? Non arriverà un momento in cui si chiederà perchè ha 2 mamme e nessun papà o viceversa perchè ha 2 papà e nemmeno una mamma? Si avrebbe così una crisi totale dell' IDENTITA' FAMILIARE e una GRANDE CONFUSIONE nel bambino! Anche perchè, mi chiedo, un bambino, per una sana crescita psicologica, non ha bisogno di entrambe le figure? Studi inoltre dimostrano che per la piena coscienza della propria sessualità un bambino ha bisogno di relazionarsi fin da subito con entrambi i sessi. 

E' REALMENTE POSSIBILE QUINDI CONSIDERARE FAMIGLIA TUTTO QUELLO CHE CONVIVE SOTTO UNO STESSO TETTO, RICONOSCERLO A TUTTI GLI EFFETTI COME NUCLEO FAMILIARE E GARANTIRGLI, DI CONSEGUENZA , TUTTI I DIRITTI DELLA FAMIGLIA COMPRESo IL DIRITTO ALLA PROCREAZIONE? 

Clonazioe Terapeutica : Favorevoli o Contrari?

1000 - Durata della vita media dell'uomo - 30 anni
2012 - Durata della vita media dell'uomo - 85 anni

Lo scopo principale dell'uomo  da sempre, è stato quello di riuscire a raggiungere l' "immortalità" o almeno di vivere (o sopravvivere) il più possibile.
Sono stati tanti, negli anni, i progressi della medicina che ci hanno portato a vivere, in media, fino ad 80 anni.
La medicina è andata avanti grazie ad esperimenti; esperimenti svolti su persone comuni, come tutti noi, che forse sì, sono stati "usati", ma che hanno contribuito a rendere migliore la vita della comunità.
Eppure ora nessuno si lamenta che sono state "sacrificate" persone magari per una iniezione sbagliata o per un'allergia ad un farmaco nuovo di cui ancora non si conoscevano gli effetti collaterali.
Ora, nel XXI secolo, siamo però arrivati a saper sconfiggere malattie che fino ad alcuni anni fa erano mortali per l'uomo.
Tuttavia, al giorno d'oggi, abbiamo alti nemici da sconfiggere: le lunghe liste per il trapianto degli organi e i tumori.
A questo la scienza ci offre un aiuto, aiuto che noi rifiutiamo!
La clonazione terapeutica è infatti fortemente ostacolata proprio come deciso nella Convenzione sui diritti umani e la biomedicina firmata in Spagna nel 1997 dagli Stati del Consiglio d'Europa che proibisce la produzione di embrioni umani a scopi di ricerca. 
Non si tiene però conto che così facendo si blocca l'avanzamento scientifico e quindi l'aumento dell'età media e il miglioramento della vita umana che, da quando l'uomo è comparso sulla Terra, ricerca.
Sarebbe così brutto riuscire a sintetizzare un organo in laboratorio? 
Sarebbe così brutto riuscire a dimezzare le liste d'attesa per il trapianto degli organi e riuscire a dare una o, per meglio dire, "La" possibilità a milioni di persone che magari non possono "permettersi" un organo?
Perchè sì, purtroppo ormai anche gli ospedali pensano alle loro tasche ed in cima a quelle infinite liste si trovano persone molto agiate, mentre uomini che non riescono a sbarcare il lunario aspettano un miracolo sperando non sia troppo tardi.
No, io non credo sia così brutto. Dobbiamo sbloccare la scienza a favore di una prospettiva di vita migliore.  

Incoerenza

Vi posto un pezzo estrapolato da un sito del vaticano precisamente SACRA CONGREGAZIONE DELLA DOTTRINA DELLA FEDE dichiarazione sull'aborto procurato. Stranamente non è il concetto di aborto per la chiesa che mi ha fatto riflettere,( ovviamente non ci si può scandalizzare della presa di posizione. La chiesa in fondo non è un comitato scientifico...ma religione! il problema non è quello che dice la chiesa ma chi dà troppo peso ai concetti da questa espressi.) Ma sono incredulo nel leggere con i miei occhi quanto la chiesa utilizzi la scienza per screditare la scienza stessa!!! 
I progressi scientifici devono andare avanti per dare la possibilità di arrivare a conquiste e risultati per il genere umano, l'uomo deve trarre vantaggio dalla scienza, (ed infatti è la chiesa stessa che qualche pezzo prima usa la scienza genetica per spiegare che un embrione è già un individuo in fase di sviluppo) allora da questo deduco che, per la Chiesa, La clonazione a scopo terapeutico che potrebbe risolvere gravi patologie rimaste ancora incurabili, é un diritto ed un dovere per lo scienziato. dite la vostra.
"I progressi della scienza aprono ed apriranno sempre più alla tecnica la possibilità di compiere interventri ingegnosi, le cui conseguenze possono essere assai gravi, in bene come in male. Si tratta di conquiste, di per sé mirabili, dello spirito umano. Ma la tecnica non può sfuggire al giudizio della morale, perché essa è fatta per l’uomo e ne deve rispettare le finalità. Come non si ha il diritto di utilizzare indiscriminatamente, cioè a qualunque fine, l’energia nucleare, così non si è autorizzati a manipolare in un qualunque senso la vita umana: ogni uso della tecnica non può avvenire che a servizio dell’uomo, per assicurar meglio l’esercizio delle sue capacità normali, per prevenire o guarire le malattie, per concorrere al suo migliore sviluppo. È vero, sì, che il progresso della tecnica rende sempre più facile l’aborto precoce, ma non per questo ne risulta modificata la valutazione morale.

L' embrione può considerarsi o no una persona umana?


Durante le lezioni riguardanti la clonazione terapeutica e riproduttiva  mi sono più volte chiesta se un embrione potesse essere considerato una persona. La prima risposta che mi sono data è stata negativa: l' embrione è solamente un insieme di cellule che, potenzialmente, possono divenire una persona. A riguardo vi riporto il parere di Rita Levi Montalcini:


ROMA - L' embrione può considerarsi o no una persona umana? «No, assolutamente no», è la risposta secca di Rita Levi Montalcini. Il premio Nobel per la Medicina chiarisce che «l' embrione non è una persona umana, è un ammasso di cellule indifferenziate per cui per parlare di persona bisogna, quanto meno, che sia avvenuta la differenziazione». Stesso discorso vale, anzi a maggior ragione, per l' ovulo fecondato. «Si può iniziare a parlare di persona umana - spiega con precisione la studiosa del cervello umano - dopo il quattordicesimo giorno, vale a dire quando è avvenuta la differenziazione, anche se c' è bisogno ancora di molto tempo per la formazione completa e il funzionamento del sistema nervoso centrale». Quindi, stando alla conoscenza biologica, «è sbagliato porre l' inizio della vita umana al concepimento, sarebbe un colpo alla legge sull' aborto e alla stessa scienza».
(12 giugno 2002) - Corriere della Sera
Riporto, poi, l'articolo 4 della legge 194 sull'aborto:
Per l'interruzione volontaria della gravidanza entro i primi novanta giorni, la donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito, si rivolge ad un consultorio pubblico istituito ai sensi dell'articolo 2, lettera a), della legge 29 luglio 1975 numero 405, o a una struttura socio-sanitaria a ciò abilitata dalla regione, o a un medico di sua fiducia.
Io penso che l'embrione (ed il feto primitivo) non siano da considerarsi persone, per il semplice fatto che, quantomeno, non possiedono il sistema nervoso centrale.
Il tema, indubbiamente, è molto delicato. 

il clonaggio..punto di arrivo o di non ritorno

DA qualche tempo a questa parte la tecnica del clonaggio si è molto raffinata la comunità scientifica usa questo metodo per creare individui uguali ad un altro ...ma quell'individuo clonato può sostituire il vero individuo? le comunità religiose sostengono che ogni individuo è stato creato per essere unico ...con il clonaggio questo principio viene meno ...in quanto organismi identici ne esistono e possono essere clonati ma questo solo dal punto di vista biologico ,diverso è il concetto etico che preclude questo fenomeno ...E' importante anche sottolineare che con l'ingegneria genetica (dal punto di vista scientifico) si sono fatti molti passi in avanti. Recentemente è nato un progetto che ha come scopo di ricreare un tilacino,ovvero un marsupiale estinto...questo è un bene scientifico perchè permetterebbe di riportare in vita molte specie estinte ...la domanda è .....Può l'uomo ricreare ciò che dio (  per gli atei la natura ) ha distrutto ?

lunedì 28 maggio 2012

Benefici per la scienza e dignità umana sulla bilancia.

Vi posto nel link un articolo:
Gunther Von Hagens, anche lui soprannominato " DOTTOR MORTE"

Nella foto Gunther Von Hagens e la sua assistente


Quanti i benefici portati alla scienza da questo genio folle? Tanti, senza dubbio. 
Penso solo a quanto sia utile per gli studenti in medicina, che possono vedere in maniera concreta ciò che studiano in maniera astratta sui libri, o in maniera poco chiara attraverso ecografie, risonanze, lastre etc. Ed è utile e costruttivo, ad esempio, osservare i polmoni anneriti di un fumatore, quasi carbonizzati, per capire che non si smette di fumare per l'alto prezzo della sigaretta, ma per l'alto prezzo che si pagherebbe nel perdere la vita che, in fondo, è l'unica cosa si ha veramente. 
Ma sono anche tante le critiche di carattere etico mosse all' anatomopatologo, che si definisce un 'artista: necrofilia, compravendita di cadaveri, violazione della sacralità della vita...eccetera. In effetti, nel vedere questi cadaveri ,scuoiati e poi plastinati, sistemati nelle posizioni più svariate, che un tempo erano uomini e donne in vita, con un loro privato, un po' rabbrividisco. Perchè quelli che si susseguono nelle mostre sono cadaveri in pose artistiche, impegnati in attività sportive o rituali quotidiani ma pur sempre cadaveri, persone che hanno avuto un passato.
Al di là dunque dei principi positivi che si possono trarre, dei buoni propositi che si possono fare uscendo da una mostra di Von Hagens, dell’attrazione rappresentata per il mondo medico, accademico e per i curiosi forse il Dottor Morte ha ecceduto nella spettacolarizzazione di un fenomeno umano e naturale, la fine di una vita. Nel guardare certe immagini soprattutto (come quella nell'immagine sotto)  mi sento come se violassi il privato e la dignità che un tempo erano di questa donna col suo bambino in grembo! Forse questo è anche dovuto a quel "culto dei morti" che ci è sempre stato inculcato dalla nostra società, dove spesso anche un autopsia o una donazione di organi è ritenuta come profanazione di un corpo, di un defunto a cui si dovrebbe garantire  la pace e il riposo eterno. 






E voi cosa ne pensate? Una volta esalato l'ultimo respiro, è meglio essere utilizzati a scopi didattici o lasciare che il corpo umano svanisca "sprecato" sotto terra, ma inviolato nella sua dignità e sacralìtà?

domenica 27 maggio 2012

GLI ANIMALI HANNO DIRITTI?

Un uomo rozzo, malvagio e stupido é considerato una persona? si. Un esemplare di pastore tedesco che aiuta la polizia a scovare quello stesso delinquente non potrà mai essere considerato tale.

In realtà la nostra dignità non é il frutto dell'esercizio della libertà, ma della possibilità di esercitarla. La dignità é un " non ammettere equivalenza". Ciò che può essere sostituito da qualsiasi equivalente ha un prezzo, ma non una dignità(kant). Perchè l'uomo non ha un prezzo e a una dignità? Perchè ha una sua originalità costitutiva che gli consente di dire di sè stesso: "io". Egli può rappresentarsi. Il malato di mente non può. Ma quel "io" che il malato mentale non riesce a rappresentare( siamo poi sicuri di questo?) corrisponde al "tu" con il quale noi lo percepiamo? Per lui non si dà nessuna possibile equivalenza con nessun altro. perchè abbiamo il dovere di prenderci cure di un cerebroleso e invece possiamo lecitamente uccidere un animale malato? Perchè l'uomo é sempre, in ogni fase della sua vita, una persona, cioè un "tu" nel quale il nostro "io" trova l?unica fonte di senso. Levinas ha scritto che la parola io" significa "eccomi!", ed "eccomi" l'uomo può dirlo solo a colui di cui é pronto ad assumersi ogni responsabilità. Ben diverso è il caso degli animali. Infatti non solo l'animale non può dire di sè "io"(mancanza di autocoscienza), ma di lui l'uomo non può farne un "tu" se non trasformando l'immagine dell'animale secondo categorie antropomorfe: l'uccellino, il cagnolino cui dare un nome, il gatto che sostituisce l'assenza di affetti e diventa"il mio bambino". Si tratta di un processo estrinseco con il quale noi uomini attribuiamo valori e significati all'animale, che tuttavia l?animale medesimo non ha in sè stesso, ma solo ai nostri occhi. in Moby Dick di Melville, Achab odia la balena bianca perchè la umanizza. Starbuck gli risponde: Capitano Achab, è una pazzia, suona blasfemo odiare una creatura innocente". Ciò é spiegato molto bene da un etologo contemporaneo, Danilo Mainardi:" gli animali non sono nè buoni nè cattivi. Una cultura che attribuisca bontà e cattiveria al di fuori della nostra specie é in primo luogo scientificamente scorretta. I meccanismi che muovono il comportamento animale non sono dettati da spinte morali".
[Prof. Mario Palmaro
Istituto di filosofia del diritto Università degli Studi di Milano] 
                        



Parole forti...cosa ne pensate?????                                                                                                                                               

La scienza e la biologia come mezzo per aiutare l'umanità


Il link qui sopra mostra la lunga storia della legge 40 che è stata sin dalla nascita al centro di articolati dibattiti poiché  pone una serie di problemi alla ricerca clinica e alla sperimentazione di embrioni. Inoltre per capire quali sono le difficoltà alle quali vanno incontro le coppie che decidono di ricorrere alla procreazione assistita, è fondamentale interrogarsi sul suo significato,contenuto e sui limiti che questa pone come quelli della crioconservazione,eugenetica, fecondazione eterologa, commercializzazione degli embrioni,maternità surrogata e produzione di embrioni a fini di ricerca e sperimentazione. Soprattutto questo ultimo punto riguardo la produzione di embrioni ha suscitato numerose controversie anche in ambito bioetico. Il premio Nobel italiano Rita Levi Montalcini ha ribadito il concetto: «sono del parere che lo zigote (l’ovocita fecondato) allo stadio di morula o di blastula (i primi stadi di moltiplicazione delle cellule dopo la fecondazione) non sia una persona. Ogni cellula di questi elementari aggregati può infatti generare a sua volta una persona completa. In altre parole ritengo che, prima dell’inizio della differenziazione, cellule totipotenti non possano essere considerate un individuo».Il premio Nobel per la medicina Edmond Fischer ha dichiarato in proposito che «quel che è veramente immorale, e persino idiota, è non usare le nostre conoscenze di scienza e biologia per curare le malattie e aiutare l’umanità». Queste ultime citazioni dovrebbero farci riflettere sull'importanza della scienza e sull'immenso lavoro che essa potrebbe fornire nella ricerca. Tuttavia dovremmo anche fare i conti con la posizione cattolica che qui in Italia blocca tutto mentre all'estero si va avanti. Allora chi blocca la scienza? Chi si oppone alla ricerca?



La verità sulla vivisezione


La verità sulla vivisezione
Ogni anno nel mondo vengono sottoposti alla vivisezione circa 300 milioni di animali. In Italia sono 1 milione (fonte Gazzetta Ufficiale), anche se il numero di animali potrebbe essere maggiore, dal momento che non sempre viene dichiarato il numero effettivo.
Solo il 30% degli esperimenti riguarda la medicina, compresi gli esperimenti di parabiosi, in cui due o più animali vengono cuciti insieme per formare gemelli siamesi ed altri come quelli compiuti dal trapiantatore di teste di scimmie Robert White. nucleari, armIl restante 70% riguarda esperimenti per testare prodotti cosmetici, industriali (detersivi, saponi, inchiostri, ecc.), bellici (gas tossici, radiazioni i batteriologice, nuovi proiettili, ecc.), per prove psicologiche comportamentali, oppure per qualsiasi altro esperimento che permetta al ricercatore di raggiungere una qualsiasi “cognizione scientifica”.
L’anestesia non viene sempre praticata e spesso dura solo una parte dell’esperimento. Se l’effetto dell’anestetico durasse anche per tutto l’esperimento, l’animale sottoposto soffrirebbe comunque in seguito all’operazione e il dolore si protrarrebbe per molto tempo. In ogni caso la sofferenza per gli animali incomincia già negli tabulari dei laboratori. Infatti solitamente sono tenuti in stanze prive di finestre e alloggiati in gabbie di dimensioni molto ridotte e con grate metalliche sul fondo al fine di facilitarne le pulizie. Non sono rari episodi di automutilazioni come è successo all’Istituto Superiore di Sanità, dove almeno una scimmia è arrivata ad automutilarsi a causa dello stress.
Cos’è che spinge i ricercatori ad utilizzare gli animali negli esperimenti di vivisezione?Innanzi tutto bisogna dire che gli esperimenti sugli animali rappresentano un facile sistema per fare carriera, attraverso resoconti e pubblicazioni di esperimenti che nei concorsi vengono notevolmente valutati. Di conseguenza queste pubblicazioni porteranno pubblicità e consentiranno ai ricercatori di avvalersi dei sussidi finanziari (denaro pubblico) messi a disposizione dai vari Consigli Nazionali di Ricerca.
L’industria farmaceutica
La vivisezione è purtroppo la forma più comune per le prove di tossicità ed efficacia dei farmaci sebbene questi test, obbligatori per legge, abbiano valore nullo (addirittura fuorviante) nel contesto della sicurezza per l’uomo.
Una delle prove più comuni per verificare il grado di tossicità di un farmaco è quella della LD 50 (Dose Letale 50%). Per ogni prova vengono utilizzati tra i 50 e i 60 animali a cui viene introdotta a forza nello stomaco una sostanza per verificare quanta ne occorre per uccidere la metà degli animali. Questa sostanza può anche essere fatta inalare sotto forma di gas: in questo caso si parla di LC50 (concentrazione letale 50%). Gli animali vengono lasciati soffrire fino a 2 settimane, nel corso delle quali accusano i seguenti effetti: vomito, diarrea, sanguinamento dagli occhi o dalla bocca, spasmi, convulsioni, soffocamento.
Con questo sistema si cerca, basandosi sul peso corporeo, di determinare la dose ottimale sicura per l’uomo.
Gli stessi studi hanno dato prova dell’inutilità di tale esperimento, il quale ha valore nullo, se non addirittura fuorviante, per la sicurezza dell’uomo. Infatti le prove LD 50 dipendono da età, sesso, specie utilizzata (addirittura i risultati cambiano utilizzando diversi ceppi della stessa specie), dieta, stato di salute, stabulazione e temperatura ambientale. Ogni specie animale (compreso l’uomo) reagisce sempre in modo totalmente diverso dalle altre specie.
Questo è un concetto ormai riconosciuto da tutto il mondo scientifico internazionale e che rende impossibile e inutile ogni estrapolazione di dati da una specie animale all’altra.
Lo dimostra la seguente tabella basata su esperimenti di LD50 che non permettono certo di prevedere quale dose potrà essere quella relativa all’uomo viste le diversità nelle specie analizzate:
Formaldeide (LD50)
Animale
Ratto 800 mg/Kg
Cavia 260 mg/Kg
Topo 42 mg/Kg
Queste rappresentano le dosi per ogni Kg di peso corporeo sufficienti ad uccidere il 50% degli animali presi in esame.
Tutto questo poco importa alle ditte farmaceutiche, le quali si servono di tale metodo per ottenere l’autorizzazione a riversare sul mercato moltissimi prodotti, spesso sempre gli stessi, in nuove combinazioni e sotto nomi diversi.
I preparati attualmente in uso sono più di 150.000. Ogni anno 15.000 nuove combinazioni invadono il mercato e 12.000 vengono ritirate. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ci informa che solo 200 tra farmaci e vaccini possono essere considerati veramente indispensabili.
                                               L’industria cosmetica
La questione dei test su animali per quanto concerne i cosmetici (compresi shampoo, saponi, bagnoschiuma, etc.) e i detergenti in genere è piuttosto complessa. Questi prodotti sono costituiti da numerose sostanze chimiche che vengono mescolate insieme per ottenere il prodotto finito, sostanze spesso fabbricate da ditte diverse da quelle che poi studiano, producono e commercializzano i cosmetici.
Tutte le nuove sostanze chimiche, indipendentemente dall'uso che ne verrà fatto, sono sottoposte ad alcuni test generici su animali, come l'LD50, e in funzione del loro futuro uso vengono in seguito sottoposte ad ulteriori test specifici, come il Draize test per i cosmetici.
La stragrande maggioranza dei prodotti finiti non è testato su animali perché non è obbligatorio per legge e poche ditte vogliono buttare via soldi in prove che sanno benissimo essere prive di rilevanza scientifica.
Fanno eccezione i prodotti di alcune grosse multinazionali, come la Procter & Gamble che dichiarano di testare anche i prodotti finiti per garantire ai consumatori una maggiore sicurezza, mentre in realtà lo fanno solo per avere ulteriori dati di tossicità dei loro prodotti, da utilizzare in eventuali processi intentati dai consumatori.
Nel 1976 è stata definita la Positive List, cioè la lista delle sostanze fino a quel momento considerate sicure. Da quel momento in poi, tutte le nuove sostanze sono state provate, obbligatoriamente per legge, sugli animali, per fornire alle autorità competenti un profilo tossicologico che comprenda test come l'LD50, il Draize Skin test e il Draize Eye test (e molti altri come fototossicità, cancerogenicità, ecc.). Alcuni di essi, come il famigerato Draize test, sono specifici per i cosmetici. Altri, come l'LD50, abbiamo visto che sono usati invece per tutte le sostanze chimiche a prescindere dal loro uso. Tutti questi test comportano sofferenze terribili per gli animali utilizzati, ma le industrie chimiche e cosmetiche non hanno mai mosso un dito per richiedere una modifica delle normative, almeno fino a quando l'opinione pubblica non ha cominciato a rendersi conto di ciò che avviene nei loro laboratori.
Va detto comunque che la legge che abolirà i test su animali per i cosmetici non abolirà i test di tossicità generici (l'LD50) per i nuovi prodotti chimici. Questo significa che qualunque nuova sostanza chimica (inclusi i nuovi ingredienti dei futuri cosmetici e detergenti) che verrà introdotta sul mercato verrà testata comunque su animali e l'unico vantaggio sarà che anche qualora questa sostanza dovesse entrare nella composizione di un nuovo cosmetico, essa non dovrà essere sottoposta alla sperimentazione su animali specifica per i cosmetici (il Draize test).
Questo vale anche per i prodotti per la casa. Se parliamo di detersivi, non possiamo trascurare anche l'impatto ambientale di ingredienti quali fosfati, candeggianti al cloro e tensioattivi cationici. Prima di acquistare un detersivo, accertiamoci che si tratti di un prodotto ecologico. L'agente lavante non dovrebbe essere sintetico, ma a base di sapone vegetale.

A
CosmeticiProcter & Gamble
Max Factor, Oil of Olaz, Infasil, Camay, Pantene
Crema da barbaProcter & Gamble
Noxzema
DetersiviProcter & Gamble
Ariel, Dash, Dora, linea Ace, Lenor, Nelsen, Spic & Span, Viakal, Mastro Lindo, APC, Baleno, Mister verde, Polin, Può, Tide, Tuono, Zest

Quando la vita non è vita

Ci sono situazioni sulle quali c'è poco da scherzare,ma il compito della satira è spesso ingratobacchettare certe persone che strumentalizzano cose importanti,come la morte di una persona,per i propri giochi di potere.La famiglia di eluana(quasi 17 anni in coma vegetativo) si sta battendo con tutti i mezzi per far valere il diritto della loro figlia a non soffrire. Come fu per Welby, anche ora c'è chi calpesta i diritti di chi soffre in nome di una morale religiosa che si vuole imporre a tutti, ad ogni costo.
Questa è un'altra prova di quanto la chiesa manovri con la sua lunga mano la vita sociale e politica del paese, in barba ai diritti civili che uno stato dovrebbe assicurare ai propri cittadini.


sabato 26 maggio 2012

La "potenza" delle cellule staminali...



Le cellule staminali sono cellule indifferenziate utilizzate in quella tecnica che oggi tutti conosciamo come "clonazione terapeutica".

Il problema etico non riguarda l’uso delle cellule staminali in quanto tali;Il problema, ed il vivace dibattito, riguarda invece la provenienza di queste cellule che possono essere estratte dallo zigote o dai tessuti.

Lo zigote, derivante dalla “fusione” della cellula uovo e dello spermatozoo,  è definito "totipotente" perché  in grado cioè di differenziarsi in più e diversi  tipi di cellule e tessuti;
Già al quinto giorno di sviluppo tuttavia, quando, dopo quella di “morula”, l’embrione ha assunto la forma costituita da alcune decine di cellule (blastomeri) detta di “blastocisti",l’embrione ha perduto questa proprietà.  Le cellule della sua  “massa centrale” restano però multipotenti e costituiscono perciò un primo tipo di cellule staminali, definite “cellule staminali embrionali”.


 Cellule egualmente “pluripotenti” sono però presenti anche nei tessuti e sono dette "unipotenti" perché capaci di “riparare” solo ed esclusivamente  il tessuto di appartenenza. Per differenziarle da quelle embrionali queste, che sono anch’esse “cellule staminali”,sono dette  “adulte”.


Recentemente ho letto un articolo su Repubblica (di cui riporto il link qui di seguito)



in cui viene evidenziata l'importanza di queste cellule adulte utilizzate per la realizzazione di un esperimento che" potrebbe aiutare donne sterili ad avere figli ma avrebbe anche il potenziale di evitare l'insorgere della menopausa e prolungare la vita riproduttiva femminile."


Allora mi chiedo:perché non insistere sull'utilizzo di queste cellule ricavate da tessuti adulti? 








Riflessioni sull'eutanasia...

Il termine eutanasia ha come significato letterale: buona morte (dal greco εὐθανασία, composta da εὔ-, bene e θάνατος, morte) –questo processo consiste nel procurare intenzionalmente e nel suo interesse, la morte di un individuo la cui qualità della vita sia permanentemente compromessa da una malattia, menomazione o condizione psichica. L’eutanasia non è un fenomeno nuovo della nostra società, dal momento che questa pratica è conosciuta anche da alcune fra le più significative civiltà del passato; d’altra parte, l’idea di ammettere moralmente e giuridicamente che un uomo possa chiedere ad un altro uomo di essere soppresso non è mai stata accettata acriticamente, ma ha sempre suscitato obiezioni, critiche, condanne, reazioni. Oggi, il tema è presente con sfumature e implicazioni nuove, le quali ci fanno comprendere come la nostra cultura stia cambiando anche di fronte ad un argomento così delicato qual è la morte, e che sono connesse agli sviluppi delle tecniche di rianimazione e di assistenza artificiale dei malati gravi. Fattori nuovi che indubbiamente esaltano anche le componenti esistenziali ed emotive del fenomeno, rendendo più difficile il ruolo degli esperti di bioetica, chiamati a fornire una giustificazione razionale delle proprie conclusioni in materia di eutanasia. Questo dell’eutanasia è un argomento molto particolare poiché coinvolge per lo più la parte emotiva, lasciando poco spazio a quella razionale che da sempre caratterizza l’uomo, o almeno dovrebbe. Inoltre, l’eutanasia non è approvata dal clero che ufficialmente non ricopre una carica temporale, ma che influenza molto la nostra politica. Infatti secondo la chiesa la vita è stata donata da Dio e solo lui può disporne. Quindi l’eutanasia non è assolutamente normata dai codici del nostro paese: ragion per cui questa può essere assimilata come omicidio volontario, nel caso in cui si riuscisse a dimostrare il consenso del paziente sono previste pene che vanno dai sei ai quindici anni. Tutti i sondaggi condotti negli ultimi anni attestano che la maggioranza degli italiani è favorevole alla legalizzazione dell’eutanasia. Infine vorrei aggiungere la mia opinione a riguardo: infatti io sono pro-eutanasia, perché “avere la vita” a volte, come in questi casi, non significa necessariamente “vivere”. Non condanno le persone che con grande coraggio riescono a dare la pace a questi “pazienti”, consapevoli che comunque si porteranno questo peso per tutta la vita, come nel film “Million Dollar Baby”  la pugile (Maggie) nel suo incontro contro la campionessa di boxe cade a terra, ma urta con il collo lo sgabello. Viene portata in ospedale e le viene diagnosticata una paralisi totale permanente. Costretta a letto e legata al respiratore, deve rinunciare per sempre al successo oltre che a una vita normale Frankie (l’allenatore) è l'unica persona a farle compagnia e a darle aiuto. La permanenza a letto le provoca piaghe da decubito e più avanti i medici saranno costretti ad amputarle la gamba sinistra per una grave infezione. Infelice della sua condizione, chiede a Frankie di aiutarla a morire, ma questi rifiuta di praticarle l'eutanasia. La ragazza non si perde d'animo e nottetempo tenta di suicidarsi per dissanguamento lacerandosi la lingua a morsi. Dopo qualche giorno Frankie cede. L’allenatore con grande difficoltà e senso di colpa staccherà la spina alla pugile. Quindi non è per niente da sottovalutare il ruolo degli “assistenti”. Molti sostengono che sarebbe giusto aspettare anche nella speranza di una svolta nella medicina, che però secondo me non riporterà più la stessa persona.

E' giusto fare esperimenti sugli animali...???

In merito alla lettura degli articoli del Codice Deontologico dei Biotecnologi vorrei soffermarmi sull'articolo 12 riguardante la sperimentazione sugli animali.Come noi tutti sappiamo,ogni anno milioni di animali vengono utilizzati come cavie per la ricerca e lo studio di nuovi farmaci...Ma tutto questo è giusto??
Io credo che oggi,grazie alla ricerca, l'uomo ha migliorato enormemente le condizioni di vita basti pensare infatti alle tante malattie che nel passato decimavano le popolazioni e che ora sono curabili.
Già dal 1959 in tutti i laboratori,è stata introdotta la regola delle "3R";ridurre, raffinare e rimpiazzare cioè cercare di diminuire il numero di cavie da utilizzare per la ricerca,usare antidolorifici e anestetici per non prolungare la sofferenza dell'animale e utilizzare quando possibile,metodi alternativi. Nonostante i passi in avanti delle tecnologie e delle conoscenze, la sperimentazione è ancora oggi necessaria.Io vorrei ricordare un grande uomo,medico e biologo deceduto pochi mesi fa Renato Dulbecco,il quale ha dato un grande contributo alla ricerca.Senza i suoi studi oggi probabilmente i tumori sarebbero ancora avvolti totalmente nel mistero.Egli ebbe il premio Nobel per aver dimostrato che il Dna dei virus oncogeni viene incorporato nel materiale genetico della cellula diventando come un gene della cellula medesima e provocando nelle cellule un'alterazione di tipo permanente .Egli concepì quindi il tumore come una malattia scatenata da un difetto del Dna. Non va dimenticato anche il suo contributo dato alla ricerca sulla poliomelite grazie ai quali Sabin sviluppò il vaccino contro questa malattia dopo lunghi e faticosi esperimenti su reni di scimmia.Io capisco, in quanto amante degli animali e credente ,che a volte può sembrare disumano sacrificare questi piccoli esseri viventi,ma quando vedo che grazie a questi esperimenti tante persone possono godere di un futuro e vivere finalmente una vita da "sani" allora affermo con tutta me stessa che ne vale la pena.
La ricerca è la vita per le persone che soffrono a causa di malattie e proprio come affermava Dulbecco"Non bisogna avere mai paura di scoprire" perchè a mio parere la conoscenza è l'unica strada per sconfiggere le malattie....

venerdì 25 maggio 2012


La clonazione riproduttiva umana non è possibile…

Nella lezione di bioetica del 24/05,abbiamo trattato un argomento molto delicato e interessante:la clonazione. In particolare ci siamo soffermati sulla clonazione terapeutica e riproduttiva. Nella clonazione terapeutica risiede un potenziale di cura enorme. Sarebbe possibile riparare tessuti danneggiati e ripristinarne la funzionalità grazie all’impianto di cellule staminali,unità cellulari capaci di differenziarsi in qualsiasi tipo cellulare. La pratica è però ostacolata da molti problemi di origine etica che ruotano intorno all’utilizzo di embrioni per esperimenti o altro. Si tratta di questioni sicuramente molto delicate. Bisogna trovare altre strade. Ciò su cui voglio soffermarmi è la clonazione riproduttiva umana. Ci fa paura per l’associazione ad essa dell’idea di avere come prodotto un individuo identico a quello originario. Ma   in realtà la clonazione non genera individui identici all’individuo padre,oltre per la questione del DNA mitocondriale,anche perché ogni individuo è il frutto dell’interazione di molti fattori non solo genetici ma anche ambientali per esempio. Le influenze ambientali possono essere così determinanti che due individui identici a livello genetico possono non esserlo a livello fenotipico. Per fenotipo si intendono una serie caratteristiche osservabili  quali il comportamento,il modo di parlare per esempio e non solo il colore degli occhi,dei capelli ecc. In questa prospettiva la clonazione è impossibile.

Linda: da donna "Beta" a donna "Normale"

Leggendo alcune pagine del libro "Il mondo nuovo, ritorno al mondo nuovo"  di Huxley, mi sono soffermata sulla figura di Linda,  una donna "Beta" che, per colpa di un incidente su una montagna si è ritrovata a dover diventare una donna "normale" che fa parte del Pueblo.
Mi colpisce la sua contentezza  nel rivedere una donna "dell'altro mondo", ossia Lenina, considerandola una "faccia civile" , mi colpisce la sofferenza che questa donna ha dovuto sopportare dal passare da un mondo che per lei era perfetto, ad un mondo come quello del Pueblo.
Raccontando la sua storia a Lenina,  Linda parla di quando ha sofferto senza il soma, dal poco igiene che c'era lì, dal modo in cui si ci innamora, ma parla soprattutto  della tragedia che secondo lei è la più grande, ossia quella di poter avere un  figlio. Cosa impensabile per una donna Beta, sopportare i dolori del parto e quant'altro, abituata al "Centro di aborti" che si trovava nella società che ne facevano parte le due donne.
La donna considera la gente del pueblo come gente pazza, che non si prende cura di se, che non vive nella giusta maniera. Considera le donne brave solo a far figli, che non capiscono niente di flaconi, travasamento e quindi di vita in provetta. Mi colpisce come  Linda si paragona ad un animale, dopo aver avuto suo figlio, lei, abituata a vedere i bambini " chiusi in graziosi e nitidi flaconi".
Gli unici momenti felici per Linda era quando parlava del nuovo mondo, della sua bellezza e della sua nitidezza.
Si può dire che mi ha fatto alquanto paura quando la donna parla  di "bambini chiusi in graziosi e nitidi flaconi". 
Ma si può davvero considerare vita quella che facevano nel nuovo mondo Lenina e Linda? Vivere una vita senza la gioia di un parto, senza provare il vero amore verso una  SOLA persona? Secondo loro la giusta vita era quella che facevano nel nuovo mondo, ossia sottoponendosi sempre all'assunzione di droghe (soma), senza nessun pensiero e senza nessun impegno.
 Ma dall'altro punto di vista, è giusto vivere in una società fatta di spazzatura, sociale e non, fatta di violenze contro le donne e contro i bambini? 
....La storia di Linda mi ha portato a fare queste domande, e nello stesso momento a riflettere sulle gioie e sui dolori di essere una donna.! 

L’UOMO, l’animale pensante.

La ricerca di SENSO da parte dell’uomo si perde nella notte dei tempi. Non vi è essere umano che almeno una volta nella vita non si sia interrogato sul senso della vita, del cui mistero egli ha una coscienza tormentosa ed esasperata. Oggi, viviamo in una società in cui la scienza è riuscita a dare risposte a molti interrogativi, che riguardano la vita, la natura, l’Universo, ma nonostante gli straordinari progressi nessuno scienziato è riuscito a rispondere all’interrogativo più importante: “Perché esisto? La mia vita ha un senso ultimo oppure è il semplice risultato di una lunga storia evolutiva che inizia dal caos? Cos’è la realtà? Essa è solo “fenomeno” o anche “noumeno”? L’uomo non può fare a meno di farsi domande del genere; l’interrogarsi sul senso delle cose è una caratteristica intrinseca del suo essere un animale pensante. Trovare un senso alla propria esistenza è importante per non sprofondare nel baratro del nichilismo e del non-senso finendo per sentirsi vuoti e tormentati. E ciascun uomo sa, utilizzando le parole di Wittgenstein, “che persino nell’ipotesi che tutte le possibili domande scientifiche abbiano avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppure sfiorati. Certo, allora non resta più domanda alcuna; e appunto questa è la risposta. La risoluzione del problema della vita si scorge allo sparire di esso. Non è forse per questo che degli uomini ai quali il senso della vita divenne, dopo lunghi dubbi, chiaro, non seppero poi dire in che cosa consistesse questo senso?”. La scienza per quanto rigorosa e oggettiva essa sia, nonostante i grandi progressi, non potrà mai dare risposte ultime. Essa potrà chiarire più a fondo i meccanismi  che regolano la vita, ma non potrà mai rispondere alla domanda se questa vita abbia un senso ultimo o meno. La scienza, quindi, non colmerà mai  il tormento dei dubbi esistenziali, e pertanto, l’animo di ciascun uomo, che è assetato di ricerca del senso, potrà trovare ristoro solo nel “sacro”. Ci sono uomini che danno un senso alla proprio esistenza amando Dio, altri amando i propri cari, altri amando la filosofia, la scienza, la musica, l’arte. Il senso della vita è quello che noi le diamo…non ci sono  risposte scientifiche e oggettive a questo.

giovedì 24 maggio 2012

RIFLESSIONI SULLA "SPETTACOLARIZZAZIONE" DELLA CRUDELTA'





La lettura dell'articolo 12 del Codice Deontologico Della Federazione Italiana Dei Biotecnologi intitolato "Sperimentazione sull'animale" ha fornito lo spunto per discutere sulla tendenza intrinseca e innata che l'essere umano possiede nel provare "piacere" nell'infliggere dolore e, soprattutto a spettacolizzarlo.
Dall’articolo emerge la responsabilità etica attribuita allo sperimentatore che deve improntare la sua ricerca a finalità prettamente scientifiche e soprattutto deve condurre la sperimentazione con mezzi idonei ed evitare ogni inutile sofferenza dell’animale. A partire da queste affermazioni è possibile percorrere un lungo elenco di episodi che costituiscono e sono di fatto l’espressione della VIOLAZIONE di tale norma . Oltre a sottolineare il divario che c’è tra formulazione della legge e messa in atto della stessa , vorrei ampliare il discorso sulla natura istintiva, sulla spinta pulsionale che l’essere umano possiede nel far emergere la propria crudeltà non solo nei confronti degli animali (nello specifico attraverso il loro utilizzo per sperimentazioni INUTILI) ma anche verso gli altri suoi simili. Riferimenti e testimonianze di questa crudeltà si ritrovano in molti episodi di stragi, rituali e guerre dei tempi passati ma anche purtroppo in fatti di cronaca dei nostri tempi che continuamente vengono messi in risalto dai mass-media. L’infanticidio di Cogne, l’episodio di Avetrana, la strage di Erba, e potrei continuare forse per ore a citarne altri, non sono nient’altro che una strumentalizzazione della cronaca e dell’informazione che, piuttosto che essere utilizzati a scopo meramente informativo ,sono divenuti casi mediatici atti a destare scalpore e ad alzare gli ascolti di molti programmi altrimenti poco seguiti. Questo non è “sceneggiare” il dolore e le sofferenze altrui? Si prova davvero  piacere a infliggere male, a guardare il dolore provato dagli altri? Mi chiedo come possa essere completamente messa a nudo, smascherata la cattiveria dell’uomo, il quale arriva addirittura a provare indifferenza per le malattie , per le condizioni di sofferenza che affliggono gli altri ; se infatti non riusciamo a provare un sentimento di pietà nei confronti del nostro prossimo, riusciremo mai a evitare il male che facciamo a noi stessi?

progresso scientifico VS progresso etico-filosofico

Abbiamo case più grandi ma famiglie più piccole.
Più opportunità ma meno tempo.
Più istruzione ma meno buon senso.
Più esperti ma più problemi.
Più medicine ma meno benessere.
Siamo andati e tornati dalla luna, ma facciamo fatica ad attraversare la strada per stringere la mano ad un uomo vicino


Abbiamo prodotto più pc per registrare più informazioni,
per replicare più documenti come non mai,
ma siamo meno capaci di comunicare.
Siamo imbattibili sulla quantità ma scarsi sulla qualità.
Questi sono tempi da fast-food, ma dalla digestione lenta.
Sono i tempi dei grandi uomini ma di carattere mediocre.
Sono tempi in cui si realizzano profitti astronomici ma povere relazioni.
Questa è un’epoca in cui tutto viene messo in vista sulla
finestra, per occultare il vuoto della stanza.
                                                                                                    -Dalai Lama-

L'ignoranza come cautela!

L'uomo nella sua essenza è " ESSERE PER LA MORTE!"....
Sappiamo bene quale sarà l'ultima nostra tappa, ma per fortuna nessuno ci avviserà quando l'avremo quasi raggiunta! Viviamo col pensare che ogni giorno potrebbe essere l'ultimo e forse questo ci aiuta a fare del nostro meglio e a vivere la vita in pieno!
Ma io mi chiedo se avessimo la certezza che quel giorno fosse veramente il nostro ultimo giorno, cosa saremmo disposti a fare?  Se avessimo davvero un orologio "Biologico" capace di scandire secondo per secondo, minuto per minuto il nostro ultimo giorno, avvisandoci col passare del tempo che siamo arrivati alla "Fine" .........
Se avessimo l'opportunità sceglieremmo di sapere oppure ci accontenteremmo di vivere giorno per giorno nell'incognita come facciamo!





Clonazione riproduttiva e terapeutica e manipolazione del genoma

Uno dei temi bioetici che ha avuto un'eco più grande sulla sensibilità collettiva è indubbiamente quello della clonazione. Nell'immaginario comune, si continua ad abbinare questa parola all'idea di una fredda società costituita da "individui" identici (se si può ancora parlare di un concetto di individualità inteso come "unicità"), ed è ancora oggi lo spunto principale di innumerevoli film di fantascienza (prospettiva ipotizzata in maniera inquietante, relativamente ad un futuro non troppo lontano, ne "Il mondo nuovo" di Huxley).
Senza arrivare a tali estremi, anche la semplice idea di giungere ad un elevato livello di comprensione del genoma umano, al punto da poterlo manipolare a piacimento, o quasi, ha implicazioni etiche notevoli. 



L'essere riusciti, nel 1997, a creare la pecora Dolly, il primo vero e proprio successo in tale ambito, ha suscitato notevoli polemiche. E' entrato in gioco ancora una volta il fattore dell'imprevisto, del "cigno nero", in quanto non si era prevista l'incidenza del DNA mitocondriale, il quale ha prodotto, secondo meccanismi non ancora ben noti, un individuo geneticamente differente dal donatore del nucleo. In più, i detrattori della clonazione hanno più volte sottolineato come gli animali clonati (e non solo Dolly) nascano "geneticamente più vecchi" di un cucciolo generato normalmente, e pertanto vadano incontro a morte precoce e siano anche più esposti a numerose patologie, mettendo un accento su come in realtà tali processi abbiano una complessità ben maggiore di quanto ipotizzato.

Pare che negli Stati Uniti sia anche possibile, per "poche decine di migliaia di dollari", far clonare il proprio animale domestico dopo la morte, per possederne uno "uguale". Pratica, a mio avviso, che non costituisce altro che un'illusione della vittoria sulla morte, un modo solo apparente per lenire il dolore dalla perdita, in quanto appunto il "surrogato" non sarà mai identico al cane o al gatto originale, al più "simile". Così come anche più volte si è parlato di "clonare" grandi menti della storia, quali Einstein, Da Vinci o Galilei, per potersi avvalere di persone dotate della loro genialità anche nella società moderna.



Sono ipotesi più che fantasiose.
Il nostro fenotipo infatti non dipende soltanto dal genotipo, ma anche dalle uniche e irripetibili interazioni fra geni e ambiente (come prova il caso dei gemelli monozigotici, che possiedono lo stesso genotipo, ma se cresciuti in ambienti differenti possono sviluppare caratteristiche diverse rispetto al loro programma genetico). La psiche stessa di un individuo non è altro che il risultato di un complesso processo di crescita e dell'insieme delle proprie interazioni sociali ed esperienze, ed è determinata solo in parte geneticamente. Possedere il DNA di Einstein, ad esempio, non ci renderà automaticamente geniali, al più ci darà una maggiore predisposizione ad alcune discipline. 
L'idea di produrre individui identici in tutto e per tutto, persino nel modo di pensare, nei gusti e nelle attitudini, è dunque, almeno allo stato attuale, irrealizzabile, essendo troppo numerose le variabili in gioco, ed è a mio avviso solo un'estremizzazione delle conseguenze della clonazione e comunque molto discutibile dal punto di vista etico.

La variabilità genetica, quell'imprevedibile ricombinazione del genoma paterno e materno che si produce all'atto della meiosi durante la produzione dei gameti, è alla base della vita e la chiave vincente dell'evoluzione. Se tale variabilità non esistesse, il concetto stesso di "evoluzione" non avrebbe senso, saremmo ancora organismi unicellulari e la biodiversità non sarebbe possibile. La diversità, appunto, l'esistenza di uno specifico gene in due o più alleli anziché una singola forma è da considerare come una ricchezza e non come un difetto.
Non va tuttavia dimenticato che gli organismi più elementari si riproducono comunque senza la ricombinazione dei genomi (se non a causa di mutazioni fortuite) e che alcuni (quali le piante) hanno persino più possibilità, anche se la modalità di riproduzione sessuata è comunque quella preferenziale. 

Viene da chiedersi, appunto, in che misura l'uomo possa sostituirsi ai processi naturali (dei quali magari non ha ancora una comprensione a tutto tondo) e quali possano essere le implicazioni etiche di tutto ciò. Avere il potere di esercitare un controllo di tale entità non solo sul genoma di individui "da creare", da "produrre" letteralmente in provetta per rispondere ad un fantomatico "ideale di perfezione", ma anche eventualmente su individui adulti, quali conseguenze etiche può comportare?

L'articolo 14 del Codice Deontologico del Biotecnologo si riferisce alle terapie geniche. Gli interventi sull'embrione finalizzati alla selezione di caratteristiche genetiche e fenotipiche specifiche (non correlate allo sviluppo di patologie o alla predisposizione di esse) costituiscono delle gravi violazioni di tale principio. 

Un esempio sono stati gli studi di eugenetica compiuti in epoca nazista, volti alla "costruzione" e alla "selezione dei caratteri" della nuova, perfetta, "razza ariana". Studi, che, per fortuna, sono oggi considerati illegali in tutto il mondo e fortemente condannati da ogni comitato etico. 


Personalmente, sono favorevole soltanto alla cosiddetta "clonazione terapeutica", vale a dire alla creazione di tessuti specifici tramite l'utilizzo di cellule totipotenti, ancora indifferenziate, a patto tuttavia che si riesca a ricavarle dai tessuti di un individuo adulto e non da embrioni soprannumerari creati"ad hoc" e crioconservati appositamente per tale scopo, pratica che ritengo inaccettabile e contro qualsiasi valore etico. Ha davvero senso creare una vita "generata in provetta" per salvarne un'altra? Questo tipo di clonazione sarebbe un grande aiuto per tutti coloro che soffrono di patologie gravi, anche se molto spesso è anch'essa fortemente criticata sia perché assimilata, dai suoi detrattori, a quella "riproduttiva" (usata per la generazione di nuovi individui, come nel caso della pecora Dolly), sia perché sperimentata tramite le stesse metodologie di quella riproduttiva.

Secondo la posizione confessionale, assunta dai credenti, la clonazione e l'uso di terapie genomiche violerebbe il diritto ad ereditare una costituzione genetica non alterata, andando contro i principi stessi di ereditarietà e l'ordine naturale delle cose. Tuttavia, sottolineo ancora una volta come questi interventi potrebbero essere di grande aiuto nel garantire la nascita di individui non affetti da specifiche patologie di cui i genitori sono portatori. Anche le cosiddette terapie epigenetiche, ossia mirate alla regolazione dell'espressione genica, costituiscono spesso l'unica speranza per gravi difetti metabolici che altrimenti porterebbero alla morte, e consentono a chi ne è affetto un notevole miglioramento della qualità della vita.
Sono favorevole allo sfruttamento di tali potenzialità, a patto di rispettare comunque ogni forma di vita, ma solo per scopo terapeutico o la cura di malattie gravi, settore tuttavia ancora oggetto di numerosi studi ma che costituisce una speranza non indifferente per gli anni a venire.

mercoledì 23 maggio 2012

Le conseguenze degli abusi di psicofarmaci

http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt112-09.htm
Questo link contiene molte informazioni riguardo gli studi di Kirsch l'autore del libro "le nuove droghe dell'imperatore" e soprattutto vengono descritte con accuratezza le conseguenze riportate dai farmaci antidepressivi. Si parla dell'effetto placebo e di come questo metta in discussione il valore curativo dello psicofarmaco.
Dopo aver letto le informazioni riportate dal link mi chiedo p perché è il mondo scientifico stia operando alla cieca mettendo sul mercato un medicinale che agisce su cause sconosciute...Per quanto tempo continuerà questa distorsione medica?

PER NON DIMENTICARE

Consapevole della poca inerenza dell'argomento con il blog, ma cosciente che  il sacrificio di Falcone e Borsellino deve ricordare a tutti noi che battersi per ciò che è "giusto", sebbene possa avere un prezzo più o meno alto da pagare, è la vera "linfa vitale" di qualsivoglia società civile! Non ricordiamo la strage di Capaci, Ma la grandezza di alcuni che cercarono cambiamenti sociali  per il beneficio di tutti.  
‎"Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, 


 chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola".

martedì 22 maggio 2012

Salve ragazzi..=)..ho trovato 1 pò di materiale (messo insieme barbaramente da me, chiedo scusa per qst =(, ma al solo scopo di smaltire la mole di informazioni correlate a qst argomenti ) riguardante il libro assegnatoci dal prof "Il Mondo Nuovo "di Huxley...in particolar modo approfondisce alcuni aspetti trattati nel saggio Ritorno al Mondo Nuovo: propaganda e lavaggio dei cervelli..ecco il materiale..è parecchio ma può essere 1ottimo spunto credo per ulteriori riflessioni =)

PROPAGANDA

In senso etimologico la parola propaganda contiene una marca semantica legata all’obbligo di diffondere. La necessità di radicare idee e di gestire menti nasce col Potere: come scrive lo storico Philip M. Taylor, prima dello scoppio della Grande Guerra il termine propaganda designava i mezzi utilizzati dal Papato, nel XVI secolo, per riportare i riformati alla Chiesa di Roma. Prima del 1914, la propaganda era semplicemente il modo con cui chi aderiva ad un’ideologia politica o ad una dottrina religiosa tentava di convincere il dissidente. Ogni azione propagandistica era mimetizzata nelle pieghe del potere religioso, come nelle più antiche società teocratiche, o nel culto di un despota carismatico. Nel corso della storia la vena si ingrossa: le profonde trasformazioni economiche, politiche, sociali e psicologiche, susseguitesi sul finire del XIX sec., richiedono un mutamento anche nelle modalità di attivazione del consenso dovuto a trasformazioni radicali, come la fine delle monarchie per diritto divino, che porta la collettività alla ribalta se non come protagonista almeno come interlocutore del polo di potere e l’allargamento del suffragio in tutti i paesi democratici. A queste contingenze politico/sociali si accompagna l’affermazione definitiva del sistema capitalistico, che impone un’organizzazione economica il cui motore è la massa dei consumatori. Su questo sfondo l’entrata in scena dei fascismi tra gli anni 20 e 30 del 900 comporta la necessità, per l’esistenza stessa di questi regimi, di considerare l’incombenza del soggetto/massa che organizza lo spazio e gestisce il movimento con il suo peso fisico, il suo essere producer of speed. Le masse  non sono una popolazione, una società, ma una moltitudine di passanti che in perenne movimento nelle strade diventano essi stessi motore e macchina, in altre parole, produttori di velocità. Il linguaggio per le nuove masse del XX secolo deve essere, allora, moderno, metropolitano, perché la metropoli è la prima dimora umana ad essere penetrata dai canali di comunicazione rapida. In questa prospettiva i canali di comunicazione rapida acquistano valore inestimabile per i fascismi. Hitler è ossessionato dal rapporto con la popolazione tedesca: nei suoi discorsi la voluttà del numero zampillante si fa clamorosa, egli ritiene che il modo più efficace per eccitare e conquistare il favore di una massa sia offrirle il miraggio della sua crescita: finché la massa mira al proprio accrescimento non ha occasione di disgregarsi. Sostiene Goebbels, capo del Ministero per la Propaganda nazista: chiunque conquista le strade conquista anche lo Stato. E proprio per azzerare le capacità riflessive delle masse ed evitare la compromissione della loro efficienza dinamica che egli impronta la sua strategia propagandistica all’insegna della prassi, esaltando il valore delle parole e delle immagini e promuovendo la diffusione degli audiovisivi nella Germania nazista. Goebbels è un comunicatore capace di cogliere il segno dei tempi: è questa straordinaria inclinazione a costruire l’intelaiatura del consenso insinuatosi fin nelle fondamenta della società tedesca, garanzia del successo della macchina gerarchica nazionalsocialista. Il programma formativo dei nazionalsocialisti si pone soprattutto l’obiettivo di contrapporre all’elemento bolscevico/cosmopolita/ebreo quello tedesco/nazionale, per creare un’identità fondata sulle differenze dei tedeschi rispetto agli altri popoli. Perfettamente in linea con le esigenze della nuova società tecnocratica, Goebbels sceglie di usare il mezzo cinematografico, oltre a tutti i canali di comunicazione rapida, come sistema di coercizione subordinato a politica ed economia. Piegando nella direzione voluta i prodotti dell’industria cinematografica lo stato nazista foggia i suoi più utili servitori: al cinema spetta il compito di coltivare lo spirito tedesco e la mentalità tedesca e di trovare le giuste vie politiche, culturali ed economiche e incamminarvisi: Goebbels intuisce la possibilità di strumentalizzazione del mezzo cinematografico come veicolo di propaganda e mezzo di persuasione, oltre che come agente del rinnovamento della società tedesca. In modo analogo Goebbels ritiene che le idee siano nelle nuvole: quando qualcuno riesce a mettere in parole ciò che ognuno sente nel proprio cuore allora la singola idea diventa la visione del mondo dello Stato e l’individuo eletto può trasmettere la sua forza intellettuale e servirsene per formare la sua comunità e trasformarla in un movimento, che organizzato può infine conquistare lo Stato. Massiccio diviene così anche l’impiego del cinema d’animazione come mezzo di persuasione. Il cinema d’animazione riveste un ruolo non trascurabile, per la sua capacità di coniugare la concretezza del messaggio politico con l’innovazione estetico/linguistica. Duplice è la natura dello stesso cartone animato: ha un piede nel passato e un piede nel futuro. Raccoglie, infatti, la vastissima eredità folkloristica delle fiabe romantiche, ma contemporaneamente, per esistere, ha bisogno della tecnologia moderna. É un evento visivo straordinariamente attraente che investe su diversi fronti: da un lato fa leva sull’universo infantile per i suoi legami con la fiaba, dall’altro seduce con la voluttà del disegno in movimento; la possibilità, in mani umane, di creare un mondo di sogni dove tutto può accadere. La forza di tali potenzialità viene ben presto compresa e il Cartone Animato, ancor più del cinema dal vero, diviene campo di elezione per la variazione di meccanismi percettivi, nonché del loro controllo da parte di sistemi di potere autoritari che ne fanno veicolo di ideologia. Il ruolo del cartone animato nella costruzione del regime e della gerarchia del Nazionalsocialismo diviene essenziale. In generale, durante il secondo confitto tutte le principali nazioni si servono dell’animazione come mezzo di propaganda: gli Americani realizzano quasi 300 cartoons, costituendo il corpus più consistente ed analizzato del periodo. Se pure hanno un’attenzione privilegiata per un pubblico infantile e semi-adolescenziale, non arrivano mai a livelli di trasmissione elementari, anzi. Le opere sono fortemente pregne di connotazioni politiche, in costante rapporto dialettico con il piano amministrativo nazista e niente affatto escluse dai procedimenti linguistici utilizzati nei film dal vero per adulti.
   

TOTALITARISMO
     
 La figura di Hitler è enigmatica: il suo corpo di per sé non indica un ‘idea di forza, sarebbe molto più adatto ad abiti borghesi, piuttosto che alla divisa militare che era solito portare. Chi lo conobbe  fu attratto soprattutto dai suoi occhi, unico tratto energico del suo corpo: di ghiaccio, penetranti, rossi di sangue ai contorni, segno distintivo di chi nella Grande guerra venne a contatto con i gas tossici…

       L’arte di Hitler non consisteva nell’attrarre la massa con azioni di forza e spregiudicate: il suo scopo era quello di edificare con prudenza e meticolosità il proprio consenso, rendendolo più stabile per il futuro . In effetti, da solo, Hitler non sarebbe riuscito in nulla: la sua forza era il popolo tedesco. Il dittatore si sentiva, erroneamente, in completa simbiosi con il suo popolo, ne ascoltava l’intimo dramma e le paure, ne percepiva i bisogni di grandezza e di realizzazione.

       Il consenso delle masse deve farci riflettere anche sull’oratoria di Hitler, parte integrante del culto nazista. Durante i suoi lunghissimi discorsi, Hitler prendeva diverse pause studiate per rendere ammaliante il tutto, quasi un oblio che mutava in isterismo, quando alzava repentinamente il tono di voce in un crescendo che diventava un invasamento collettivo. La folla reagiva emotivamente al suono della cavalcata hitleriana; la massa viveva il discorso piuttosto che analizzarne il contenuto.

       Hitler si sentiva designato dal destino a ricondurre il popolo tedesco sulle tracce di una civiltà barbara e primitiva ormai passata, riconquistando un’antica virtù che la modernità aveva distrutto. Da qui il bisogno che sfociò in un esoterismo diffuso di staccarsi dal materialismo moderno.

       Il regime organizzò segretamente spedizioni di ricerca in tutti i Paesi del mondo al fine di rintracciare prove di una fantomatica civiltà scomparsa, i cui antenati si sarebbero rifugiati nelle profondità della terra, oppure al fine di ritrovare il santo Graal, fonte divina di potere. I vertici delle SS si riunivano in sedute mistiche presso il castello di Wewelsburg, dove venivano consumati rituali d’iniziazione, strane invocazioni ai martiri del nazismo. Infatti, riprendendo la leggenda di re Artù e dei dodici cavalieri della tavola rotonda, i nazisti costituirono un ordine dei cavalieri neri con dodici capi delle SS che si riunivano intorno a una tavola di quercia rotonda. I simboli utilizzati dal nazismo, la svastica, le rune germaniche, ebbero determinanti effetti psicologici sul popolo, poiché ispiravano insieme la volontà di annientamento e il ricordo di un passato lontano.

       L’uso propagandistico delle rune riflette lo sforzo compiuto dall’antropologia tedesca di ricostruire una presunta eredità spirituale ancestrale e spirituale. Adoperate come simbolo di un’antica unità culturale e politica tedesca anche nelle antiche civiltà del nord Europa, esprimevano un atteggiamento positivo di fronte alla vita e alla natura, ma nell’interpretazione arbitraria nazista le lettere dell’antico alfabeto sacro divennero immagini di distruzione e di odio.

       Il regime nazista fu il primo ad assegnare alla propaganda un apposito ministero, sotto la direzione di Joseph Goebbels. La stampa, la radio, il cinema, divennero il mezzo attraverso il quale venne diffusa ed enfatizzata l’ideologia nazista. L’influenza dei media fu determinante nella creazione di un mondo ideale e di un’etica ariana. Essi furono il principale strumento con cui il nazismo veicolò le proprie idee: contribuirono a costruire un nuovo universo in visione manichea, diviso in bene (gli ariani e i loro alleati), e male (gli ebrei e tutte le altre “razze parassitarie”).

       Il popolo era sublime scenografia, tutto era abilmente studiato da Goebbels per creare un effetto scenico diretto: luci, suoni, fiamme, bandiere, ogni elemento contribuiva a far sentire tutti i presenti partecipi, uniti in una comunità di popolo.

       Nessun uomo, nessuna società, nessuno Stato, avrebbero potuto provocare l’orrore nazista se non ispirati dalla follia: è l’unica giustificazione che la nostra mente ci suggerisce; ma non è stata follia ed Hitler non era folle.  Farebbe scandalo  definire Hitler una persona normale e lucida; ma come avrebbe potuto una mente malata risollevare l’economia tedesca? Come si spiegherebbe il rapidissimo riarmo o l’accortissima e astuta politica estera? Come si giustificherebbe la chiara adesione al regime della quasi totalità del popolo tedesco? Con una follia generale di milioni di persone? No, la normalità, per quanto agghiacciante, è il presupposto del male nazista.

       Il nazismo fu molto più di un totalitarismo politico, fu una religione che accecò un popolo, una religione che faceva della distruzione di Sion e dei suoi figli il suo dogma centrale, una religione che propugnava la creazione di un impero tecno-teocratico millenario con a capo la Germania.

       Se i Tedeschi non si ribellarono e appoggiarono fino all’ultimo Hitler fu anche perché i loro bisogni quotidiani furono soddisfatti e perché credevano che, obbedendo al regime, avrebbero potuto riconquistare la dignità che spettava alla Germania.

      Nazismo come anomalia e come manifestazione del potere di un genio del male, di una maschera diabolica, di un grottesco ometto con la bava alla bocca e della sua cricca di depravati.
      Anche molte analisi approfondite, e non propagandistiche, della storia tedesca del periodo hanno sostanzialmente avallato questa interpretazione diabolica e psicologica del periodo nazista – certo, con molti suggestivi argomenti e con l’aiuto del comportamento di numerosi singoli personaggi, e per l’appoggio dell’iconografia gotica del regime, e non da ultimo per l’enormità stessa di certi crimini.
       Ma il nazismo non fu follia. L’Olocausto non fu follia, né opera di un satana che si aggira nella storia degli uomini e di tanto in tanto riesce a fare capolino.
       Il nazismo fu politica, una lucida e circostanziata politica, che si pose in continuità con quella precedente e che prefigura in modo drammatico quella successiva.
       Le parole citate in apertura furono pronunciate da Adolf Hitler, nel parlamento tedesco, nel marzo del 1935.
       A quelle parole se ne possono aggiungere altre, tra le quali i tanti discorsi che precedettero e accompagnarono l’Anschluss e portarono a Monaco e ai suoi esiti: nessuno di quei discorsi è il discorso di un pazzo, ma anzi di un politico accorto, furbo, che sa calcolare bene i punti deboli dei suoi interlocutori e sa porgere il pretesto che essi possono cogliere per far finta di non capire quale sia la reale situazione.
       Un uomo, in ogni caso, che non poté realizzare ciò che realizzò in termini di riarmo e di riorganizzazione sociale senza l’opera determinante della classe media tedesca, della burocrazia statale, della tecnocrazia industriale: complici – forse interamente consapevoli, forse agnostici o perfino ingenui – ma certamente neanche loro erano pazzi.
      Piantato sul palco a gambe larghe in posa statuaria, le mani sui fianchi, gli occhi spiritati che scandagliano la folla, la mascella all'infuori e le labbra turgidamente protese, Mussolini arringa con fiero cipiglio gli italiani con voce stentorea e frasi secche come scudisciate.
      Eppure Benito Mussolini, anche con le recite da grottesco avanspettacolo e le pose gladiatorie che oggi fanno ridere, é rimasto saldamente al potere per un ventennio; é stato amato, adorato, idolatrato. Il Duce infatti non era solamente un leader politico, ma quasi il dio di una religione pagana. Che cosa poteva la ragione contro la fede? Che cosa poteva il dubbio di fronte alla "verità assoluta"? Il Duce era, nella mentalità degli italiani, il protagonista di un'avventura che sembrava promettere un grande e luminoso futuro. Anche se quel futuro era costato qualche testa rotta, la figura provvidenziale del Duce si stagliava in tutta la sua grandezza. Mussolini comprese che, nella sua epoca, le folle, come scrisse Le Bon, rappresentavano per la prima volta un'immensa potenza.
       Stalin è solo un bruto, un contadino furbo, una belva istintiva e possente, di gran lunga il più potente, questo è vero, di tutti i dittatori.
       Lo pseudonimo Stalin, il cui significato è uomo d’acciaio, già di per sé indica che si tratta di un soggetto dotato di forte temperamento e notevole prestanza fisica: il cipiglio fiero, i baffi spioventi ed il sorriso spavaldo, accomunati ad una corporatura possente, ricordano una belva massiccia, che si getta a capofitto nella mischia per uscirne, ancora una volta, vincitore.
      La mania di eccellenza contraddistingue questo personaggio: a differenza ad esempio di Hitler, che si identificava con la nazione tedesca, Stalin desidera che il suo paese prosperi perché da questo dipende la sua fama, il suo benessere, la sua soddisfazione personale; finché la sua sete di potere non sarà soddisfatta, non riuscirà ad occuparsi realmente del benessere del suo popolo. Posa decisa, sguardo cruento e discorsi persuasivi pronunciati con voce tonante: queste le armi che Stalin usa per ottenere il favore del suo popolo, che lo appoggia, nonostante molti sappiano cosa realmente è accaduto in quegli anni.
      Perché un popolo che negli ultimi anni è stato soggiogato da un prevaricatore del calibro di Stalin ora ne piange la morte con tanto cordoglio?
      Ciò che contraddistingue le masse é il desiderio inconscio alla sottomissione e il bisogno di essere guidate da un capo. La folla non possiede idee proprie in quanto gli uomini riuniti in essa perdono la loro individualità e la loro personalità cosciente: ciò determina un affievolimento delle capacità critiche, mentre si sviluppa un forte senso d'appartenenza a una identità collettiva. Di conseguenza la massa tende ad assimilare idee già fatte, specie se esse hanno una forte componente ideale e una carica di profonda suggestione: la massa é, per sua natura, dominata dall'inconscio e dall'impulsività. Ogni popolo che si consegna ad un dittatore dimostra scarsa attitudine al pensiero, alla ragione, e dunque al libero confronto.
      Le Bon delinea anche le caratteristiche del capo: dev'essere innanzitutto un uomo d'azione e non di pensiero, perché la riflessione tende al dubbio e quindi all'inazione. Dev'essere dotato di grande volontà e sorretto da un'ideale o da una fede incrollabile: questo esercita sulle masse una grande forza di attrazione e coinvolgimento. Idee semplici, affermazioni concise, proclamate ripetutamente, sono i principali strumenti di persuasione che si basano sulla facilità di assimilazione. Le idee semplici favoriscono la loro diffusione per "contagio". Affermazione, ripetizione e contagio sono gli elementi che contribuiscono a dar loro credibilità e prestigio.
       Il prestigio é anche la molla più forte di ogni potere. Il prestigio personale di un capo esercita un fascino magnetico e determina nello stesso tempo un'autorevolezza che non si presta a contestazioni. Ciò che distingue il "bravo dittatore", è la capacità di immedesimarsi nel suo popolo, di assecondarlo nei suoi bisogni e di stimolarlo nei suoi desideri.




Il destino mondiale è in mano a pochi.

Ho appena visto il film "In time", molto originale, fantascientifico ma con molti riferimenti alla realtà. In questo film il tempo è denaro, nel senso letterale del termine, infatti il tempo è usato come moneta di scambio.
Una delle mie scene preferite è il dialogo  tra il protagonista della storia e l'uomo ultracentenario con ancora più di un secolo da vivere, in questo dialogo l'uomo ultracentenario spiega al giovane protagonista (che vuole contrastare il sistema il quale dopo 25anni si ha a disposizione un anno di vita e il resto del tempo bisogna guadagnarselo) che è inutile andare contro il sistema dello scorrere del tempo perchè chi lo controlla farà in modo che l'immortalità auspicata da tutti possa essere raggiunta solo da pochi, poichè a lungo andare la Terra non riuscirebbe a soddisfare tutte le richieste a fronte di un sovrappopolamento e che quindi man mano si alzerà sempre di più il costo della vita.
 Qui c'è un chiaro riferimento "darwiniano" sulla selezione naturale dove i più forti (quindi quelli con più anni da vivere) sono destinati all'immortalità mentre i più deboli alla morte. Tra gli animali la selezione avviene tramite combattimento fisico, invece nell'uomo avviene tramite il benessere, se sei ricco hai più possibilità di sopravvivere grazie alle condizioni igeniche-sanitarie e ad una adeguata alimentazione, se sei povero e non disponi di questi benefici hai più difficoltà a mandare avanti la tua specie.
Questo  riferimento mi ha fatto molto pensare perchè, proprio l'altro giorno, in un programma culturale si parlava del fatto che la popolazione mondiale è in netta crescita e tra 100 anni potremmo andare incontro ad una sovrappopolazione dove il fabbisogno supera le risorse naturali.
Secondo me nel film si è lasciato intendere che nel "sistema", affinchè esso funzioni bene, deve esserci una parte della popolazione forte ed un'altra debole, una parte ricca ed una'altra povera. Tutto questo risulta essere discutibile quando si parla di esseri umani.
Alla fine del film, nonostante il nobile gesto del protagonista che ha svaligiato le banche dove c'era il tempo regalandolo all'intera popolazione, si è visto che quest'ultima è andata nel caos, nessuno più lavorava per guadagnarsi del tempo e la gente non sapeva gestire tutto quel tempo a disposizione.
Dal film si può evincere che la povertà di alcuni popoli fa comodo ai paesi più ricchi.