mercoledì 13 giugno 2012

LA SCIENZA E IL SENSO DEL LIMITE

La conoscenza,il progresso scientifico,l'avanzamento tecnologico creano straordinarie opportunità di crescita per il nostro pianeta ma allo stesso tempo mettono nelle mani di ricercatori e scienziati un grande potere,legato al fatto di essere in grado di intervenire sui meccanismi che regolano l'inizio della vita e la sua fine.  In relazione a quest'ultimo concetto , andrebbe richiesta con fermezza un'assunzione di responsabilità da parte di ogni scienziato coinvolto in un campo della ricerca che interviene sull'essenza della vita. Bisogna dunque,sempre, valutare razionalmente,e valutare sempre i rischi e le conseguenze,oltre che ai benefici.
Occorre,quindi,anche sapersi fermare,e non varcare il limite.
Questo,non significa voler arrestare il progresso della scienza ovviamente,anzi portare avanti la nostra ricerca,agendo sempre nel rispetto del limite e della vita!

6 commenti:

  1. Mi viene in mente il passo di Frankenstein :
    «Gli antichi maestri di questa scienza, promisero l'impossibile e non giunsero a nulla. I moderni maestri promettono davvero poco; sanno che i metalli non possono essere trasmutati e che l'elisir di lunga vita è una
    chimera. Ma questi filosofi, le cui mani sembrano fatte solo per frugare nel fango, i cui occhi sembrano fissarsi solo sul
    microscopio, o sul crogiuolo, hanno compiuto miracoli. Essi penetrano nei recessi della natura e ne rivelano l'opera segreta. Si librano verso il cielo; hanno scoperto la circolazione del sangue e la natura dell'aria che respiriamo. Hanno acquisito nuovi e quasi illimitati poteri, possono comandare al fulmine nel cielo, simulare il terremoto e prendersi gioco del mondo invisibile con le sue ombre».
    C'è responsabilità nel lavoro dello scienziato. E solo con la sua responsabilità si può raggiungere il progresso.

    RispondiElimina
  2. A mio avviso la storia di Victor Frankenstein è l'emblema di come un'iperscienza, accettata come una vera e propria religione possa portare a delle incalcolabili conseguenze negative, e in questo caso alla totale distruzione della famiglia del protagonista. Egli non ha assolutamente tenuto conto della variabile dell'"imprevisto", del "cigno nero", progettando in maniera così cieca e ambiziosa di creare una creatura perfetta, resistente alla morte e alla malattia. E nonostante la sua morale permanga (egli stesso si rende conto di star facendo qualcosa di disgustoso) è ormai così infervorato dal "mito del risultato" da dedicarsi esclusivamente ad esso. E, forse anche metaforicamente, Mary Shelley ha voluto "punirlo", condannandolo, nella trama della storia, a subire l'ira e i ricatti della creatura che egli stesso ha creato, lasciandolo solo con i suoi rimorsi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche io ho pensato questo leggendo il romanzo...e condivido pienamente la tua idea :)

      Elimina
  3. Leggendo il titolo "la scienza e il senso del limite" mi è venuto in mente il film Gattaca, in cui sono rappresentati (forse anche in modo esagerato) i pericoli cui si può andare incontro a causa del progresso scientifico nel campo della genetica, dando vita ad una società estremamente classista in cui le discriminazioni riguardano addirittura il patrimonio genetico. Quello di Gattaca è sicuramente uno scenario eccessivo, fantascientifico, ma mette comunque in evidenza le responsabilità che hanno gli scienziati nei confronti dell'intera umanità. In passato sono stati diversi gli episodi in cui la scienza si è sottomessa al volere dei capi di governo, procurando armi pericolose per tutti gli uomini.
    Detto questo, credo che si debba dare comunque fiducia alla scienza poichè ritengo che porre dei limiti alla ricerca scientifica sia un grave errore. Il progresso scientifico ha il fine di migliorare la vita dell'uomo in diversi campi (in primis quello medico); a provocare conseguenze negative è la smania di potere cui può andare incontro uno scienziato o un ricercatore che ha come ultimo pensiero quello di "fare del bene".

    RispondiElimina
  4. Se da una parte si é assunto nei confronti della scienza un atteggiamento più cauto sia per quanto riguarda le sue possibilità conoscitive, sia per quanto riguarda i suoi esiti pratici, dall’altra si ritiene che la scienza e la tecnica, se ben dirette possono aiutare individui e popoli a raggiungere sempre migliori condizioni di vita.

    Io, comunque, sono del parere che la scienza può mettere nelle mani dell’uomo un potere gigantesco che rischia, se male usato, di annullare la vita sul nostro pianeta. Gli effetti della bomba atomica ne sono un esempio. Come pure gli ultimi sviluppi raggiunti dalle scienze biomediche e soprattutto dall’ingegneria genetica, hanno riportato ed accentuato il distacco tra scienza e morale: la fecondazione artificiale, i trapianti di organi, l’eutanasia, la manipolazione dei caratteri ereditari. Ma non bisogna mettere in discussione la ricerca scientifica in quanto tale, ma solo evitare che la scienza possa arrogarsi il diritto di “stravolgere” il corso dell’esistenza, o asservita al volere dei vari capi di governo, procurasse armi sempre più nocive.

    L’impegno degli scienziati deve essere, perciò solo quello di esplorare sempre più a fondo l'affascinate mistero dell’uomo, di sventare le minacce che , purtroppo incombono sul nostro pianeta in misura ogni giorno più grave. Gli scienziati , sono consapevoli delle dannose conseguenze dovute da un incontrollato utilizzo delle loro scoperte.

    RispondiElimina
  5. Leggendo questo post mi viene in mente una frase venuta fuori durante una delle prime lezioni di bioetica:"Uno scienziato deve sempre agire secondo coscienza". Non tutto quello che è scientificamente fattibile è accettabile moralmente, il fine non giustifica i mezzi; bisogna sempre agire pensando alla vita e alla dignità di ogni uomo.

    RispondiElimina