lunedì 4 giugno 2012

Una Toppa per volta. Ci vuole tanto per cucirla e nulla per sgualcirla.

Struggente.Da mozzare il fiato. Un mix di emozioni.Un mix di toppe da rimettere a posto.Due donne,due storie,due passioni diverse,due uomini saltati fuori all'improvviso. Saltati fuori prima di un punto,un punto in comune:il buio. Quello stesso buio che alcuni asseriscono sia vita,altri no. Per fortuna. E' una continua violazione della dignità,della più pura dignità umana. Quella che sta alla base di tutte le cose di ogni giorno. Quella che si cucie piano piano nel grembo di nostra madre,insieme alle nostre celluline che si dividono. Ancora e ancora. E poi sgorghiamo qui, nel mondo, con il nostro abito di dignità addosso. E nel corso della vita facciamo attenzione a non sgualcirlo,o almeno ci proviamo. Ma non tutto è governato da noi, non ci appartiene del tutto la vita. Ci sono influenze che  non si possono evitare.Purtroppo.
Forte la scena in cui Benigno e l'infermiera si occupano dell'igiene di Alicia,durante il ciclo mestruale.Raccapricciante quella in cui lui la spoglia,appena tornato dal cinema,si siede e le dice di essere turbato. Solo rabbia ho provato in quell'istante. Rabbia e inerzia. Anche se, a dire il vero, avrei ingoiato e gli avrei spaccato la faccia.

 -"Vediamo se superi i tuoi ostacoli e riprendi a ballare!"le disse. 
Può arrivare a tanto l'AMORE? un film può turbarti tanto?può così sconvolgere una persona mentalmente stabile? Non credo, non posso pensarlo. La chiamerei ossessione, ossessione derivata da un'infanzia difficile.Una gravidanza in stato di coma e poi gli occhi di Alicia rividero la luce. Quelli di Lydia no. Parla con lei, si. Parlale. Ma non strapparle di dosso quell'abito,non sgualcirle la dignità. Si scuciono e riscuciono toppe di quell'abito su persone che hanno la morte impressa davanti giorno dopo giorno. Persone con la sofferenza negli occhi,nell'anima. "Moriremo tutti;non c'è il problema del non morire e poco importa vivere qualche anno in più o qualche anno meno. Ciò che importa è di vivere e di morire BENE,"è così che conclude Mori in un paragrafo sul senso della vita. E io ne sono pienamente d'accordo. E' lo stesso discorso fatto da Ramon in "Mare Dentro",quando gli viene chiesto -Perchè morire?. "La morte c'è sempre stata,perchè scandalizzarsi?", lui non accettava neppure la sedia a rotelle per non accontentarsi delle briciole. Sono del parere che bisogna ritrovarsi in determinate circostanze per potersi permettere di giudicare. Bisogna esser dentro con l'anima. Quindi, se c'è qualcuno che lotta per rammendare quel famoso vestito, ci sarà di sicuro un motivo significativo. Ci sarà di sicuro un senso.

3 commenti:

  1. Ho rivisto Parla con lei molte volte e ancora non riesco a giudicare Benigno come fai tu. Anche se comprendo la tua rabbia, per me è un personaggio degno di nota. Lui è la chiave del film perchè rappresenta l'ultimo filo di erba verde in una landa desolata. La sua continua ossessione non è infatti alimentata da alcuna speranza che alycia si risvegli, al contario di Marco che come farebbe chiunque di noi. Insomma non credi che lo dobbiamo rivedere assieme?

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  2. Una nota positiva del personaggio di Benigno è il fatto che cerca di dare un senso anche allo stato vegetativo di Alycia parlandole sempre e raccontandole tutto, infatti alla fine del film quando Alycia incontra Marco sembra riconoscerlo, come se avesse già sentito parlare di "quell'uomo che piangeva guardando uno spettacolo teatrale". Forse parlare a chi è in coma può servire a tenerli partecipi della vita che scorre intorno a loro e restituirgli quella dignità che sembra persa.

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  3. io non condanno il suo continuo parlarle,o la sua apprensione. Neppure il suo prendersi cura. Ma la sua convinzione, il credere che Alysia fosse lì con lui,che fossero su quello stesso letto in due. Squallore. Ripeto,parlale certo. Ma non andare oltre.

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