martedì 19 giugno 2012

Willful Modulation of Brain Activity in Disorders of Consciousness

I risultati di una ricerca condotta sullo stato vegetativo e sullo stato di minima coscienza, risultati che sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista "The New England Journal of Medicine", hanno rivelato che ben poco si conosce a riguardo. L'errore diagnostico è di circa il 40%. Questi studi hanno aperto le porte ad una possibile comunicazione con le persone che vengono dichiarate in stato vegetativo. Allego di seguito l'articolo:
http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa0905370

Questi studi quali conseguenze, dal punto di vista bioetico, potrebbero avere sul testamento biologico?

2 commenti:

  1. Ottime conseguenze a mio parere, nel senso che il poter comunicare anche con chi viene dichiarato in stato vegetativo permetterebbe realmente di poter lasciare una libera scelta e di abbattere anche quella barriera alzata da chi ipotizza che abbia maggiore importanza l'ipotesi, ad oggi non verificabile, che una persona in stato vegetativo possa essere diversa da quella che ha redatto il testamento biologico, e pone quest'ipotesi come motivo per rifiutare il testamento biologico stesso.

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  2. Si porrebbe fine alla non considerazione della "disposizione anticipata" considerata poco attendibile per il fatto che la persona era sana quando ha affermato la sua volontà per cui non aveva la capacità di capire com'è la condizione di malattia e inoltre eliminerebbe il problema "del poter cambiare idea" che non è garantito a chi non può comunicare essendo in stato vegetativo. Le ricerche neurologiche in questo senso sono utili sia sul piano etico che su quello psicologico per alleviare la frustrazione derivante dalla non comunicabilità.

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