mercoledì 6 giugno 2012

l'Antigone e la sua attualità


Quando Sofocle realizza l’opera tragica dell’Antigone,mette in scena un dramma a carattere familiare e politico,e il conflitto tra tra leggi scritte e leggi non scritte(quest’ultime innate nell’uomo).
Sofocle,in un particolare stasimo,esalta la civiltà umana,il progresso scientifico e le potenzialità che l’uomo ha di potere raggiungere “il divino”.Ma se nessun obiettivo sembra irraggiungibile,l’individuo scopre la sua fallacità,il suo limite,nella morte,a cui egli non ha ancora trovato rimedio. L’uomo sa di essere sottomesso alla volontà degli dei immortali,segnato da un limite invalicabile che lo rende un essere finito,pieno di debolezze.
Il vero progresso umano,secondo Sofocle, è quello di sapere riconoscere i propri limiti,di sottomettersi al sovrannaturale,di saper dare un senso alla felicità,alla ricchezza e al progresso. Con un limite pre-impostato,l’uomo si impegna a dare il massimo,a raggiungere gli apici del piacere,in un tempo definito e di cui non conosce il termine. Con la morte l’uomo è costretto a vivere ogni giorno,intensamente ogni minuto senza conoscere  il DOPO.

Sofocle definisce l'uomo con un unico aggettivo,che ha  una doppia valenza: “Deinos”.  questo Viene tradotto come “straordinario” ma anche come “temibile”. Temibile, inteso come un’esaltazione delle capacità umane anche in senso positivo(al cospetto del quale nulla è più straordinario”),è questo aggettivo  rappresenta l’essere animale umano per ciò che è realmente . La sua capacità di  SCELTA ,il suo essere un individuo che vive in una società e che si confronta con esseri simili a lui,lo portarno in conflitto  con le leggi immortali,ereditate nella coscienza umana dalla nascita dell’uomo,che gli dei hanno posto alla base di tutto. Con questa libertà l’uomo è capace di portare  bene,ma anche  male. La grandezza dell’uomo è direttamente proporzionale alla sua rovina,il suo male più grande..

Nell'Antigone,il conflitto tra spirito sensibile umano e Stato è ben definito dalle personalità di Antigone e Creonte.  Antigone,che per  sua coscienza morale non può non fare a meno di seppellire il fratello(morto a causa di una disputa fratricida,nella quale è stato dichiarato traditore) muove i suoi sentimenti contro gli ordini IMPOSTI del re , e proprio per questo rappresenta l’individuo che porta in se i valori radicati nella coscienza. Creonte,d’altro canto rappresenta colui che deve guidare  la città,che si attiene alle leggi scritte dell’uomo,per il quale” “ gli interessi privati  non devono in alcun modo interferire nella gestione della cosa pubblica”(Antigone è parte della famiglia del re,poiché il figlio di Creonte è il suo fidanzato).
Secondo i greci,non seppellire un morto era  una ingiuria al cadavere del defunto,una punizione aggiuntiva che il questo deve scontare anche dopo la morte! Proprio per questo Antigone non puà lasciare insepolto il fratello;le leggi le cuore,le impediscono di restare indifferente  a i diritti funebri  violati e decide di agire contro le leggi di Stato che non rendono giustizia alla figura fraterna. Le leggi della coscienza e dei vincoli di sangue ,in base al quale una sorella sente il bisogno di dover onorare il fratello,fanno prevalere l’irrazionalità nella ragazza,che per i propri ideali,a cui resta fedele fino alla fine, arriva anche a morire  .Antigone OBBEDISCE ad una coscienza,non agisce per un’ ostinazione,che più volte Creontele rimprovera . Obbedisce a leggi eterne,che nessuno ha mai scritto,ma che tutta via sono INDEROGABILI.

A che pro allora considerare giusta una legge quando nel  cuore,una scintilla, ci da motivo di credere,che per quanto essa possa sembrare giusta agli occhi di chi l’ha scritta,giusta per una comunità,per l’ “io”  non ha nulla di ragionevole e legittimo?Cosa rende una legge creata dall’uomo veramente giusta,se l'uomo,e sopratutto l'uomo,è capace di fare del male allo stesso modo di compiere bene?
si può considerare una creatura così imperfetta come l'uomo,un essere in grado di stabilire cosa sia il bene o il male?
Prendo in prestito una frase di Livio,secondo cui “ nessuna  legge si adatta ugualmente a tutti”.

7 commenti:

  1. Condivido il tuo intervento sulla precarietà delle leggi umane. Proprio in quanto umane le leggi sono soggette a discussioni e controversie in quanto non tutti possiamo pensarla allo stesso modo e non tutti possiamo essere mossi dalle stesse "leggi del cuore". Ma nonostante la precarietà delle legge, io penso che le leggi in una società umana siano necessarie. Potrebbe l'uomo essere in grado di autoregolarsi in tutte le situazioni che la vita gli pone davanti?Non credo. Penso ad esempio ad uno stato ideale con l'ordine senza il potere. L'ordine senza la legge. Non penso sarà mai realizzabile qualcosa del genere. Da qui nasce la "necessarietà" della legge. Come decidere se una legge è giusta o meno? Non credo ci sia un modo assoluto di definire ciò che è giusto o meno.. l'unico strumento reale che possediamo è la maggioranza. Anche se oggi si va sempre più verso la svalutazione di quest'ultima a causa del continuo condizionamento esercitato da chi detiene il potere.

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  2. Io penso che le leggi siano necessarie, ma altrettanto necessaria è la loro modifica continua, spinta dai cambiamenti della società.

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  3. La tua citazione finale “nessuna legge si adatta ugualmente a tutti” potrebbe essere una risposta alle domande che tu stesa ti sei posta.
    No l'uomo non può decidere cos'è giusto e cos'è sbagliato, non può dare i limiti al bene e al male.
    Ma è fondamentale che abbia delle leggi,che sia dato un limite alle sue azioni a prescindere dal bene e dal male.
    E' solo avendo delle leggi già scritte e imparando a rispettarle che si può arrivare a capire fino a che punto siano giuste e in qule momento vadano modificate.

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  4. le domande che mi sono posta,al termine del mio commento,penso che un qualsiasi uomo se le ponga sempre nel momento in cui deve attuare una scelta fondamentale,scelta che può portare a bene o a male.
    Nel momento in cui si blocca un istinto umano,un istinto irrefrenabile che deve essere espresso,ma che deve anche essere nascosto,stoppato per il bene della comunità,la legge sopprime(per certi versi) però la libertà di un individuo e ne nasconde la vera natura.Così facendo,della vera indole umana resta solo il ricordo. L'uomo è costituito da migliaia di impulsi,che con nemmeno leggi severissime potranno silenziare.Le leggi viste da questo punto di vista ,tutelano la comunità,ma danneggiano gravemente l'individuo.
    Indubbiamente non intendo contestare la necessarietà della legge,senza cui esisterebbe il caos e anarchia,e forse(nel peggiore e più naturale anche dei casi) l'estinzione della specie umana( l'uomo ha sviluppato capacità intellettive perchè non è fisicamente molto più avvantaggiato di altri animali,e quindi non ha assicurata la sopravvivenza),ma con questa viene a mancare una parte fondamentale che costituisce l'uomo da sempre,la sua naturalezza.
    Ho un grande rispetto per le leggi,ed anche io credo che l'uomo non ne possa fare a meno per il quieto vivere,anche se per queste sta eliminando(o solo coprendo) quella che è la sua vera essenza.
    La libertà ,"la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni, usando la volontà di ideare e mettere in atto un'azione, ricorrendo ad una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a metterla in atto",non è più definibile come tale quando entra in conflitto con una "proibizione legalizzata",una legge.

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    1. {L'uomo è costituito da migliaia di impulsi,che con nemmeno leggi severissime potranno silenziare}
      C'E' UN CON di troppo!

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  5. Non si può prescindere dalla legge . Tuttavia tra LA LEGGE e LE LEGGI C'è una notevole differenza. L'uomo, secondo me, commette molto spesso il grave errore di porsi al di sopra della LEGGE e stipula delle leggi basate sulle proprie credenze, ritenendo che siano giuste e valide per tutti. Per legiferare correttamente l'uomo dovrebbe porre LA LEGGE al di sopra si se stesso, al di sopra della propria utilità e dei propri scopi.

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