mercoledì 9 maggio 2012

E' GIUSTO SCRIVERE UN TESTAMENTO BIOLOGICO?



Nella lezione di ieri il professore ci ha indotto a riflettere su come tutti ci ritroviamo spesso, nel corso della nostra vita, a cambiare idea circa una posizione assunta. Cambiare idea è del tutto legittimo. Essendo noi dotati di intelligenza, infatti, siamo degli esseri pensanti, che di conseguenza possono giungere, in seguito a riflessioni e considerazioni, a trarre determinate conclusioni, a farci un nostro pensiero. Ma un nostro pensiero o idea, in quanto tale, non è un' "assioma", non è cioè qualcosa di sempre vero e potrebbe quindi NON essere valido per sempre, anche per chi lo ha formulato. Nella vita tutto cambia, il mondo intorno a noi cambia, si evolve, NOI cambiamo, fisiologicamente e ideologicamente. "Panta rei", "tutto scorre", diceva Eraclito secondo la sua filosofia del divenire. Ogni nostro istante non è mai uguale all'altro e noi non siamo mai gli stessi da un istante all'altro, da un tempo all’altro. Tutto cambia dentro e fuori di noi. La cosa più appariscente di noi, il nostro corpo, da un istante all'altro è sempre diverso. In noi nasce e muore qualcosa in ogni momento della nostra esistenza: perdiamo cellule del nostro corpo, perdiamo neuroni del nostro cervello. In ogni momento noi non siamo più quello che eravamo un momento prima: il nostro corpo è cambiato, la nostra mente è cambiata, il nostro pensiero è un altro pensiero che lo si voglia o no. Ed è perciò necessario mettere in conto che, anche quelli che per noi in un certo periodo della nostra vita sono dei punti saldi, dopo un certo tempo potrebbero non esserlo più. 
Allora mi chiedo: ha senso scrivere un testamento biologico (che valga per sempre) chiedendo per esempio che venga praticata eutanasia, nel caso in cui non si debba più essere autosufficienti?
Per quel che mi riguarda, ho sempre avuto grandi perplessità. Tutti pensiamo che sarebbe terribile condurre la vita di un vegetale. Ma chi ci dice che effettivamente sia così? 
Chi ci dice che anche in quelle condizioni non possa essere comunque una vita dignitosa? Chi ci dice che da infermi, privi di attività cerebrale non si sente nulla? La scienza non ci da certezze a riguardo. E in fondo si può ritenere dignitosa una vita anche solo, o meglio, soprattutto, perché si provano dei sentimenti.
Spesso di fronte a storie di uomini o donne in uno stato di coma, la cui decisione, affidata ai loro testamenti biologici, è quella di essere "accompagnati dolcemente alla morte" (eutanasia), mi sono ritrovata a chiedermi:
" E se ora invece non volessero più morire e lasciare questo mondo perché sentono e avvertono tutto? Se adesso, invece, seppure in quelle condizioni, desiderano rimanere in vita per ascoltare la voce dei loro figli, delle loro madri? E se per loro ora basta anche solo sentire una carezza da parte dei loro cari per poter chiamare vita anche questo tipo di vita?" o ancora: "E se ora invece hanno paura di morire? E hanno la speranza di risvegliarsi un giorno?".
Insomma, chi ci da la certezza che effettivamente, anche se non ci danno alcun segno, non sentano nulla, non pensino nulla, e che quindi non abbiano cambiato idea?
E' vero che abbiamo il diritto di decidere della nostra vita, e quindi di scrivere un testamento biologico, in cui richiediamo in nome della nostra dignità, di essere aiutati a morire, piuttosto che vivere una vita che per noi non è vita, al momento della stesura del testamento. Ma è anche vero che abbiamo il sacrosanto diritto di cambiare idea! L'unico problema è che poi, forse, "zittiti" dal coma, potremmo non essere in grado di dichiarare il nostro pensiero mutato!

8 commenti:

  1. Rispondo al commento di Maria Assunta premettendo che l’eutanasia non può essere praticata neanche su una persona sveglia che può esprimere il proprio volere e questo per me è la più grande privazione di libertà che possa esserci.
    Per quanto riguarda il testamento biologico, sono assolutamente contrario a quanto dice Maria. Semplicemente chi scrive un testamento biologico è consapevole che un giorno futuro, se dovesse mai servire, potrebbe aver cambiato idea su quella decisione. E’ un rischio che, chi la pensa come me, intende prendere. Personalmente, detto con parole “crude”, preferisco prendermi il rischio di morire pur avendo cambiato idea che esser tenuto in vita ossessivamente in condizioni che io oggi, da persona cosciente, definisco inaccettabili per la mia persona. Dico “da persona cosciente” perché a mio avviso è proprio ora che si deve prendere questa decisione, ora che siamo liberi da condizionamenti e non magari nel momento in cui ci si trova davanti al problema e possiamo esser colti dalla paura di lasciare i nostri cari o dalla paura della morte in sé.
    Chiudo citando il film Mare Dentro, nel quale il protagonista tetraplegico dice: “Accettare la sedia a rotelle sarebbe come accettare le briciole di quella che era la mia libertà. Tu sei seduta lì a meno di 2 metri, che cosa sono 2 metri? Un tragitto insignificante per qualsiasi essere umano, no? Però per me questi 2 metri che servono per arrivare fino a te e per poterti almeno toccare sono un viaggio impossibile, una chimera, un sogno: per questo voglio morire”.
    La mia opinione è che bisogna decidere soggettivamente se quella sia ancora “vita” o no…e per me non lo è!

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    1. decisamente d accordo con Francesco la penso al 100% come te...

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  2. Io penso che il problema del Testamento biologico vada inserito in un ambito più generale che è il problema del “Consenso Informato”. Ultimamente il rapporto tra il medico e il paziente è molto cambiato, in quanto tempo fa era il medico che sceglieva le cure cui il paziente avrebbe dovuto sottoporsi, ora invece siamo passati a un modello in cui il diritto all’autodeterminazione del paziente diventa importante e fondamentale, anzi, necessario. Il paziente deve quindi esprimere sempre il suo consenso prima di essere sottoposto a un qualsiasi intervento di tipo medico-chirurgico sia per una questione di libertà personale che per una questione di libertà alla salute. Alla luce di ciò, mi viene appunto da pensare: se il consenso deve essere il presupposto necessario affinché un qualsiasi individuo possa essere sottoposto a un intervento medico-chirurgico, come si può fare quando questo individuo non è più in grado di intendere e di volere? La risposta a questa domanda risiede appunto nell’importanza del Testamento Biologico, che permette al paziente di esprimere il suo consenso e far valere le proprie dichiarazioni fatte nel momento in cui era ancora in grado di intendere e di volere per tutti i momenti successivi in cui, purtroppo, non lo sarà più.

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  3. Mi chiedo: è più inaccettabile tenere in vita una persona contro il suo volere nel dubbio che abbia cambiato idea o farla "morire dolcemente" secondo le sue scelte espresse mediante il testamento biologico?

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  4. Non condivido la tua posizione sul testamento biologico, o meglio, credo sia forse privo di senso scrivere un testamento biologico che abbia senso "per sempre" ma credo ci sia ancor meno senso fare ipotesi sulla possibilità di una persona in stato vegetativo di cambiare idea. La vita non penso si possa basare sui se e sui ma. Io piuttosto credo che una soluzione corretta sia permettere alla persona di non creare un testamento biologico immutabile ma piuttosto di scrivere un testamento biologico e poterlo modificare ogni qual volta si cambi idea su una determinata situazione, come sull'eutanasia ad esempio. Così facendo si terrebbe aperta la libertà dell'uomo sul cambiare idea e allo stesso tempo si salvaguarderebbe l' individuo dal condurre una vita che non considerava tale o viceversa di permanere in stato vegetativo qualora quella fosse la sua decisione finale.

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    1. Sono d'accordo con te Anna, se un testamento biologico può essere fatto si dovrebbero tenere in considerazione eventuali cambiamenti.
      C'è in gioco la stessa libertà, secondo me.
      Quella di decidere di fare il testamento e la stessa libertà di poter cambiare idea su di esso.

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  5. Francesco non metto assolutamente in dubbio la tua prima affermazione. Se si è lucidi e si può effettivamente esprimere il proprio volere non vedo perchè non debba essere rispettato. E sicuramente si deve fare in modo di far rispettare il proprio diritto di scegliere in questi casi! Ma la mia riflessione e i miei dubbi riguardano le persone che non possono esprimere mentre si trovano in quella situazione cosa provano. Perchè ora “da persona cosciente”, come dici tu, anche io penso che quella NON é VITA! Ma chi ti dice che chi arriva a cambiare idea mentre sta vivendo quella vita che prima riteneva "NON VITA" non sia "una persona cosciente"? Non penso proprio che come dici tu poi si potrebbe essere CONDIZIONATI da paure o altro, anche perchè in quelle condizioni è più facile morire, che vivere! Quindi se si dovesse cambiare idea e scegliere nonostante tutto di continuare a vivere , sicuramente sarebbe una scelta molto più ponderata di quanto possa essere una scelta fatta prima, da "persona cosciente"! E poi io non preferirei mai correre il rischio di morire per un testamento scritto anni prima, se volessi ancora vivere! Il diritto alla vita non si toglie a nessuno!
    Elisa tu dici: "il Testamento Biologico, permette al paziente di esprimere il suo consenso e far valere le proprie dichiarazioni fatte nel momento in cui era ancora in grado di intendere e di volere per tutti i momenti successivi in cui, purtroppo, non lo sarà più". Ma chi ci dice che non sono capaci di intendere e di volere? E se invece fossero perfettamente in grado di capire e pensare e di conseguenza avessero cambiato idea? Accetteresti mai di dover morire contro le tue volontà? Io da piccola volevo fare la ballerina, ma poi ho cambiato idea e adesso è l'ultima cosa che vorrei fare. Immagini avessi ora l'obligo di dover fare per forza quello che credevo di voler fare anni fa perchè avevo scritto e firmato un pezzo di carta?


    Annamaria tu invece scrivi: "credo ci sia ancor meno senso fare ipotesi sulla possibilità di una persona in stato vegetativo di cambiare idea. La vita non penso si possa basare sui se e sui ma". Io non ci credo che tu nella tua vita non abbia mai cambiato idea! Sicuramente ti sarà successo. Quindi perchè non dovrebbe avere senso? Sullo stato vegetativo saprai meglio di me che non si conosce molto. Si sa però che sentono qualcosa. Il che non esclude che magari siano anche capaci di pensare. Solo che magari non possono esprimere i loro pensieri!

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    1. Se hai letto bene tutto quello che ho scritto ho aggiunto che la soluzione che do al problema non è quella di escludere il cambiamento di idea, la facoltà di poterlo fare ci rende "esseri pensanti", ma bensì escludo l'affermare che sia inutile scrivere un testamento biologico per il semplice fatto che "si può cambiare idea". Penso sia 10000 volte peggio fare vivere una persona che durante la sua vita aveva espresso un parere contrario sull'accanimento terapeutico e quant'altro, che farla morire solo perchè si suppone che possa aver cambiato idea. (ripeto che per me la soluzione è far si che il testamento possa essere cambiato ogni qual volta durante la propria vita ci si renda conto di cambiare posizione su questioni di questo tipo)

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