Il termine “eutanasia”
deriva dal greco e significa letteralmente “buona morte”. Si tratta di quella
morte che viene data volontariamente e consapevolmente a persone che sono in
fin di vita, persone gravemente malate e incurabili, persone senza più speranza,
persone che sono costrette a stare in un letto d’ospedale, persone la cui
sopravvivenza dipende unicamente da una macchina, persone che soffrono
interiormente ed esteriormente e che provocano la sofferenza altrui. Proprio
per questo la sola via d’uscita, l’unica soluzione, il rimedio a tutto questo
dolore è quello dell’eutanasia. Decidere di condannare a morte un familiare non
è per niente facile e solo chi si trova a fronteggiare questa situazione
critica sa cosa si prova. Ci si trova davanti ad un vero e proprio dramma e chi
deve autorizzare questa morte sa bene che non si può fare altrimenti, sa che
alla domanda “E’ meglio porre fine a questa logorante sofferenza o continuare a
guardare chi vive tragicamente?” esiste una sola risposta. Naturalmente chi si
trova a dover affrontare una situazione del genere ha una grande
responsabilità, non sa come comportarsi, si pone mille scrupoli, non sa se
quello che farà sarà la cosa giusta, vive con la paura e con l’angoscia di
dover fare necessariamente una scelta. Se si riflette lucidamente e
razionalmente su questa complessa questione si giunge alla conclusione che la
vita è un dono meraviglioso che deve essere vissuto al meglio. Io penso che non
si possa e non si debba vivere stando reclusi in un letto, senza parlare, senza
mangiare, senza ridere, senza camminare, senza poter far nulla, costringendo i
familiari a prendersi cura dell’ormai incurabile e a fare l’unica cosa che si
può effettivamente fare in questa situazione, cioè pregare e sperare in un miracolo.
Non funziona così, questa non è vita. Bisogna trovare il coraggio e la forza di
guardare in faccia la realtà e riconoscere che, in casi di questo genere, non
c’è alternativa, non c’è margine di miglioramento, non c’è terapia che
guarisca, non c’è futuro. Oggi, attraverso il meccanismo dell’eutanasia, si può
smettere di soffrire e di far soffrire chi sta intorno. La nostra Costituzione esalta
il diritto alla vita, come è giusto che sia. Ma come si può definire vita
quella di persone che senza l’ausilio di un macchinario morirebbero senz’altro?
L’eutanasia non deve essere considerata un omicidio, non è un gesto disperato
ma è semplicemente un atto che si compie in buona fede, che mette un punto
fermo ad un’inutile e atroce pena, è la conferma di una morte già annunciata.
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