sabato 26 maggio 2012

Riflessioni sull'eutanasia...

Il termine eutanasia ha come significato letterale: buona morte (dal greco εὐθανασία, composta da εὔ-, bene e θάνατος, morte) –questo processo consiste nel procurare intenzionalmente e nel suo interesse, la morte di un individuo la cui qualità della vita sia permanentemente compromessa da una malattia, menomazione o condizione psichica. L’eutanasia non è un fenomeno nuovo della nostra società, dal momento che questa pratica è conosciuta anche da alcune fra le più significative civiltà del passato; d’altra parte, l’idea di ammettere moralmente e giuridicamente che un uomo possa chiedere ad un altro uomo di essere soppresso non è mai stata accettata acriticamente, ma ha sempre suscitato obiezioni, critiche, condanne, reazioni. Oggi, il tema è presente con sfumature e implicazioni nuove, le quali ci fanno comprendere come la nostra cultura stia cambiando anche di fronte ad un argomento così delicato qual è la morte, e che sono connesse agli sviluppi delle tecniche di rianimazione e di assistenza artificiale dei malati gravi. Fattori nuovi che indubbiamente esaltano anche le componenti esistenziali ed emotive del fenomeno, rendendo più difficile il ruolo degli esperti di bioetica, chiamati a fornire una giustificazione razionale delle proprie conclusioni in materia di eutanasia. Questo dell’eutanasia è un argomento molto particolare poiché coinvolge per lo più la parte emotiva, lasciando poco spazio a quella razionale che da sempre caratterizza l’uomo, o almeno dovrebbe. Inoltre, l’eutanasia non è approvata dal clero che ufficialmente non ricopre una carica temporale, ma che influenza molto la nostra politica. Infatti secondo la chiesa la vita è stata donata da Dio e solo lui può disporne. Quindi l’eutanasia non è assolutamente normata dai codici del nostro paese: ragion per cui questa può essere assimilata come omicidio volontario, nel caso in cui si riuscisse a dimostrare il consenso del paziente sono previste pene che vanno dai sei ai quindici anni. Tutti i sondaggi condotti negli ultimi anni attestano che la maggioranza degli italiani è favorevole alla legalizzazione dell’eutanasia. Infine vorrei aggiungere la mia opinione a riguardo: infatti io sono pro-eutanasia, perché “avere la vita” a volte, come in questi casi, non significa necessariamente “vivere”. Non condanno le persone che con grande coraggio riescono a dare la pace a questi “pazienti”, consapevoli che comunque si porteranno questo peso per tutta la vita, come nel film “Million Dollar Baby”  la pugile (Maggie) nel suo incontro contro la campionessa di boxe cade a terra, ma urta con il collo lo sgabello. Viene portata in ospedale e le viene diagnosticata una paralisi totale permanente. Costretta a letto e legata al respiratore, deve rinunciare per sempre al successo oltre che a una vita normale Frankie (l’allenatore) è l'unica persona a farle compagnia e a darle aiuto. La permanenza a letto le provoca piaghe da decubito e più avanti i medici saranno costretti ad amputarle la gamba sinistra per una grave infezione. Infelice della sua condizione, chiede a Frankie di aiutarla a morire, ma questi rifiuta di praticarle l'eutanasia. La ragazza non si perde d'animo e nottetempo tenta di suicidarsi per dissanguamento lacerandosi la lingua a morsi. Dopo qualche giorno Frankie cede. L’allenatore con grande difficoltà e senso di colpa staccherà la spina alla pugile. Quindi non è per niente da sottovalutare il ruolo degli “assistenti”. Molti sostengono che sarebbe giusto aspettare anche nella speranza di una svolta nella medicina, che però secondo me non riporterà più la stessa persona.

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